
Le tendenze di Orgatec si notano. Quanto queste impieghino ad essere effettivamente accolte dal mercato, solo il tempo può dirlo: più acustica, più vintage, più soft seating. In generale più contract. E in tutto questo la sedia da ufficio come si muove?
La mesh-chair in rete sembra superata dal ritorno di modelli imbottiti, dalle forme sottili, essenziali, squadrate, ma non troppo.
L’estetica rivendica la sua priorità sulla prestazione tecnica con modelli più liberi e trasgressivi rispetto alle normative vigenti in materia di sicurezza sul lavoro.
I meccanismi di regolazione della seduta e dei braccioli si presentano meno complessi ed ingombranti, più leggeri e compatti. La sedia perde alcuni connotati della “macchina per sedersi” e l’utilizzatore viene agevolato nel trovare la propria posizione ideale. Il rapporto sembra diventare più naturale, immediato, friendly.
(Sedus Turn Around, Tecno Vela, Arper Kinesit Chair, Flexform My Chair)
In generale il numero dei componenti si riduce con soluzioni tecniche migliorative sia per l’estetica che per il processo produttivo, dalla progettazione alla logistica, fino alla fase di smaltimento del prodotto.
Il sistema di collegamento delle sedie per collettivitá ne é un esempio: quando le gambe si sormontano (Lynx di Casala) o si agganciano (A-chair di Brunner), non é più necessario aggiungere altri dispositivi in plastica o in metallo.
Trovano spazio ed espressione tutti i materiali, ma il legno -abbandonata ogni timidezza- continua il suo processo di integrazione con gli elementi plastici, le strutture imbottite e il metallo nelle varie finiture con risultati molto interessanti.
Si moltiplicano i prodotti concepiti per essere famiglie flessibili, pronte ad inserirsi in contesti e ambienti diversi.
E se gli ambienti sono collettivi alla seduta lounge (il termine sedia da attesa è fuori moda…) spetta anche il compito di contribuire al comfort acustico (Estel Kite, Haworth Openest) e di delimitare aree di privacy grazie all’utilizzo di alti schienali imbottiti o configurazioni articolate e de-strutturate che trasformano le poltrone in vere e proprie micro-architetture capaci di definire e vivacizzare il paesaggio del workplace.
Se la tendenza é generale, forse si è concluso il corso del suo processo di diffusione e si é semplicemente affermata una nuova realtà.
Testo di Silvia Fattore
Didascalie
1, Arper, Kinesit Chair, design Lievore Altherr Molina.
2, Sedus Turn Around, design Judith Daur.
3, Tecno, Vela, design Lievore Altherr Molina.
4, Flexform, My Chair, design Baldanzi & Novelli.
5,Casala, Lynx, design Ewalt Kommer and Jeroen Kors.
6, Brunner, A-Chair, design jehs+laub.
7, Estel, Kite Chair.
8, Haworth, Openest System, design Patricia Urquiola.