
Riflettendo sui risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working e sulle domande del pubblico mi ha sorpreso notare che tendenzialmente i termini Telelavoro e Smart Working sono considerati sinonimi.
Non stupisce allora che rispondendo alla domanda “Preferisci lavorare a casa o in ufficio?” oltre 50% dei 1000 lavoratori intervistati abbia preferito la rassicurante monotonia dell’ufficio. Pensando a bambini che piangono, rumore di aspirapolvere e lavastoviglie da caricare, solo il masochismo potrebbe suggerire una risposta diversa!
Per non parlare dei manager che, dopo ore spese sulla cultura della fiducia e della responsabilizzazione del dipendente, chiedevano come fosse possibile verificare in remoto a che ora inizia e finisce di lavorare da casa il tele-lavoratore…
Una sorta di pigrizia mentale non ci permette di fare il salto, di immaginare i possibili scenari che lo Smart Thinking può generare e già ha generato, come diversi articoli pubblicati su WOW! dimostrano: pop-up workplace, coworking, uffici temporanei, uffici “di quartiere”, anche in luoghi di transito e outdoor, persino nei cortili, come ci spiega Carlo Ratti. Ogni spazio è potenzialmente uno spazio di lavoro.
E il cambiamento non è solo fuori dall’ufficio. Qualcuno sostiene che l’ufficio sia inutile.
Credo che lo Smart Working non elimini l’ufficio, ma lo trasformi! La superficie complessiva, si riduce e si va sempre più verso un ufficio desk-less e clock-less dove le aree in-between e di supporto assumono il valore di veri e propri ambienti “produttivi”. Alla stessa conclusione arriva anche Jacob Morgan nel suo articolo su Forbes “8 Indisputable Reasons Why We Don’t Need Offices”.
Assodato che la tecnologia ci accompagna e ci connette dovunque, dobbiamo ora riflettere anche sugli “effetti collaterali” le difficoltà di concentrazione, la mancanza di confini personali e di territorialità che l’iper-connessione crea.
Non mancano gli spunti per inventare nuovi modelli di ufficio che, se adeguatamente progettato, resta uno dei principali generatori di innovazione e di business, come conferma anche l’annuale “ Workplace Survey” che lo studio Gensler dal 2005 svolge in USA. Le sfide Smart vanno colte per dare un nuovo volto e un vero significato anche al Workplace.
Le possibilità di scelta sono molteplici e dalla domanda “Dove preferisci lavorare?” potremmo ottenere risposte sorprendenti.
Editoriale di Renata Sias, direttore WOW! Webmagazine