
Lorenzo Palmeri, architetto, si occupa di progettazione, attivo nei campi del design, architettura, art direction, insegnamento, composizione e produzione musicale. Tra i suoi maestri Bruno Munari e Isao Hosoe con cui ha collaborato per diversi anni. I suoi progetti hanno vinto e sono stati selezionati per importanti premi quali Good Design Award e diverse edizioni di ADI Design Index.
Qual è il tuo “rapporto” con il suono? Come influenza la tua attività professionale di architetto e designer?
Mentre frequentavo la facoltà di architettura, per sette anni ho studiato Composizione e ho sempre svolto insieme queste attività. Colonne sonore per teatro e un disco con la collaborazione di Battiato, Saturnino e buona parte dei Bluvertigo (adesso sto preparando il secondo disco) sono stati realizzati contemporaneamente a progetti dei design; spesso salto da un tavolo all’altro, da quello della musica a quello dell’architettura.
Applichi un identico modello progettuale o modifichi l’approccio in base ai diversi contesti?
L’atteggiamento progettuale è il medesimo ma l’una fornisce input sostanziali all’altra. La necessità di concretezza del design diventa un elemento basilare se trasferito alla musica e l’impalpabilità radicale della musica dà spinte interessanti al progetto architettonico. La musica è solo vibrazione, come il colore; però del colore resta una traccia; della musica resta solo una memoria. Il mio lavoro ruota intorno al tema delle “tracce lasciate da una vibrazione”… non è solo un approccio concettuale.
Suono e design si sono ricongiunti a tutti gli effetti nel progetto Corista per Caimi Brevetti, a chi si rivolge questo elemento acustico pret-a porter?
Premetto che mi affascina lavorare negli ambiti legati al suono e che sono stato “contagiato” dall’entusiasmo dei Caimi che si sono tuffati nel settore dell’acustica e hanno letteralmente scoperto un nuovo pianeta che nessun altro era riuscito a intuire prima di loro e del quale stanno esplorando potenzialità inedite. Corista è un elemento per la modulazione del suono, inizialmente pensato per una fascia di utenza specializzata: studi di registrazione, mixaggio e home recording, teatri o luoghi dove si improvvisano performance musicali, una grossa nicchia di professionisti e non con spiccata sensibilità al tema dell’acustica. Poi ci siamo resi conto che Corista può essere declinabile anche in altri ambiti: sale riunione, home theatre, ambienti per conferenze e seminari.
Come può un unico prodotto rispondere a esigenze così diverse?
Siamo partiti da Snowsound il materiale tecnologico ideato e brevettato da Caimi; il primo intervento formale è stato enfatizzare l’aspetto nomadico introducendo delle compressioni del materiale sui fianchi che creano un accenno di maniglie, facilitano la presa e suggeriscono il concetto di trasportabilità. Queste “schiacciature” hanno anche ingentilito il pannello con giochi d’ombra; lo hanno reso meno rigoroso e più seduttivo. In base agli input ricevuti da Caimi Brevetti, sono state poi pensate diverse possibilità di upgrade: il primo livello prevede una base in gomma per appoggiarlo a terra negli angoli di un ambiente in modo da ottimizzarne in pochi minuti la qualità acustica. Il secondo livello, prevede un basamento a “zampa di papera” che lo rende impacchettabile verticalmente in poco spazio quando non è utilizzato. Il terzo livello arriverà presto e sarà molto specialistico. Si tratta di un prodotto molto sofisticato ma con un’incredibile semplicità e immediatezza di approccio.
Quindi ognuno può fare il proprio progetto acustico fai da te?
Gli esperti sono utili e spesso necessari, ma il suono è un ambito esoterico e il solo responso scientifico non sempre può dare un feed-back sull’effetto percettivo personale: non puoi misurare l’effetto che il suono fa su di te. Corista entra in questo ambito intangibile profondamente personale e rompe il timore reverenziale nei confronti dell’acustica: così come ti alzi e spegni la luce o chiudi le tende in una sala riunione, allo stesso modo puoi posizionare intuitivamente i pannelli fonomodulanti per migliorare la riverberazione e il comfort acustico.
Ci sono “contaminazioni” concettuali ed elementi in comune tra i diversi settori di progetto nei quali operi?
Gemellaggi, cooperazioni e forme di comunicazione tra aziende di settori diversi mi interessano molto; saranno presentati durante il Salone i prodotti di StoneCircus che ho pensato per un’azienda illuminata come Stone Italiana, che vuole superare il limite del prodotto e mira alla definizione di un nuovo modello di produzione industriale che vada oltre l’idea competitiva; Stone Italiana e le aziende coinvolte (Jannelli & Volpi, Nodus, Alpi, Agape e Moroso) condividono un progetto che mette insieme, valorizzandole, le diverse competenze, generando un affaccio reciproco sul mondo dell’altra.
Altri progetti per il Salone?
C’è un gustoso progetto tra l’architettura e il food design per Knam: un cioccolatino d’autore caratterizzabile con “facciate architettoniche” diverse che diventa souvenir per la vista e il gusto. A seconda del luogo cambiano il disegno, la composizione e le fragranze.