
Curiosità, rigore e passione per la ricerca sono da sempre elementi presenti nel lavoro di Paolo Favaretto, che quest’anno festeggia i 40 anni di attività professionale. Un traguardo che viene “celebrato” anche dalla sua città natale, Padova, che gli dedica la mostra “40 x 40 Paolo Favaretto. Gli anni del Design” inaugurata il 22 novembre 2013.
Dal 1973, opera nell’industrial design e nella progettazione architettonica, collabora con importanti aziende italiane e straniere del settore arredo, anche se la notorietà internazionale è soprattutto legata alle sedute. Nel 2009 inizia il figlio Francesco inizia a collaborare in studio e Favaretto & Partners diventa una realtà. Da sempre attento alle esigenze dell’utente finale, Favaretto sostiene e pratica i principi del Design for All ed è stato co-fondatore di DFA Italia per promuovere una prassi progettuale che garantisca l’accessibilità di luoghi e oggetti alla più ampia gamma di utenti.
Lo studio Favaretto & Partners applica un identico modello progettuale in ogni parte del mondo e con ogni tipo di azienda o prodotto di design oppure modifica il proprio approccio in base alle diverse realtà?
Abbiamo sempre cercato di progettare un prodotto in funzione della storia e della tecnologia dell’azienda che lo avrebbe prodotto e commercializzato, applicando comunque sempre alcuni concetti base: semplicità e quando possibile i principi del DFA Design For All.
Favaretto & Partners lavora in campi diversi ci sono “trasfusioni” culturali e concettuali ed elementi in comune?
Credo che ciò che accomuna tutti i miei lavori sia la semplicità di lettura e una punta di sorpresa che cerco di mettere sempre in ciò che sto progettando.
Quali sono tra i tuoi progetti quelli che ritieni più innovativi o che ami di più?
Certamente per l’innovazione Powerbean, la prima scrivania con trave portante cablata ed Hanky una lampada che per la sua estrema semplicità costruttiva e pulizia di immagine è quasi un manifesto del mio modo di progettare.
Quali cambiamenti si sono verificati nella visione di ufficio negli ultimi anni e come questi cambiamenti si rispecchiano nei nuovi prodotti o negli spazi?
La cosa per me più evidente è la mancanza di nuove idee dei progettisti e la riduzione degli investimenti da parte delle aziende. Questo porta a realizzare dei prodotti che si tenta di giustificare e rivestire di significati che molto spesso sono solo aria fritta.
Quale scenario e quali evoluzioni prevedi per l’ufficio e per i modi di vivere/lavorare del prossimo futuro?
Mi piacerebbe che i cambiamenti si potessero limitare alle sole innovazioni tecnologiche da usarsi però con l’obiettivo di facilitare e migliorare la vita quotidiana senza diventarne dipendenti.
Didascalie
1 Paolo Favaretto.
2 Paolo Favaretto con il figlio Francesco.
3 Sistema di scrivanie per ufficio Powerbeam, design Paolo Favaretto (1982) per Kinetics Furniture (Canada).
4 Hanky, lampada a sospensione, design Paolo Favaretto (1980) per Ibis gruppo Malobbia.
5 Venezia, sedia monoblocco in polipropilene, design Paolo Favaretto (2006) per Gruppo-Sintesi.
6 XXL, poltrona, design Paolo Favaretto (2013) per Nero 3.
7 Assisa, programma di sedute, design Paolo Favaretto (1986) per Steelcase/Press.
8 Duplo, poltroncina indoor/outdoor, design Paolo Favaretto (2013) per Gaber.
9 Trepai, lampada da terra, design Paolo Favaretto (2013) per Vistosi.
10 Parasta, sistema di librerie dinamiche, design Paolo Favaretto (2010) per Sagsa.