Il termine “well” è entrato con forza nell’ambito degli stili di vita e soprattutto di lavoro.
Il Benessere, esigenza primaria dell’essere umano, sta modellando un nuovo approccio al progetto del workplace e di tutto l’ambiente costruito. Sta assumendo un valore sempre più rilevante la funzione del generare bene, benessere.
I motivi sono etici, ma anche economici: non nascondiamoci che dietro alla sostenibilità (e anche dietro alle certificazioni!) c’è un grande business e molto marketing: il wellbeing è uno strumento di comunicazione per l’azienda e un fattore che impatta sul valore dell’immobile ed è dimostrato che il dipendente che sta bene è più produttivo…
Non è solo una tendenza, è una nuova sensibilità diffusa che riguarda la necessità di un rapporto diverso con l’ambiente che ci ospita.
Una consapevolezza condivisa che in spesso sembra sinonimo di sostenibilità, ma “La sostenibilità è il mezzo, il benessere dell’uomo è il fine” come, in occasione di WellFerence, ha spiegato Giovanni Fabris, fondatore di Welldome, società di General Contractor che ha come mission il Ben-Essere negli ambienti costruiti.
La visione di benessere nel workplace, che si è per molto tempo confusa con l’ergonomia, oggi non è più incentrata solo sulla salute e la prevenzione di patologie, ma considera anche il benessere fisico, psichico e sociale.
Questa visione olistica ha oggi uno strumento di misurazione grazie al protocollo di certificazione Well che, spostando l’attenzione dal funzionamento dell’edificio a quello dell’organismo umano, valuta il livello di condizioni di vita ottimali attraverso 7 categorie di analisi e certificazione (aria, acqua, alimentazione, luce, fitness, comfort e mente) offrendo un’ulteriore dimostrazione che l’ambiente svolge un ruolo chiave per il raggiungimento del benessere.
La qualità della vita rimanda anche al Welfare aziendale, fino a pochi anni fa un approccio costituito da un insieme eterogeneo di iniziative sporadiche finalizzate al benessere dei dipendenti. Un concetto che si è recentemente evoluto fino a diventare un vero e proprio sistema organico ed equilibrato di gestione del personale adottato non solo dalle grande aziende.
WOW ha trattato più volte questo tema e in questi 5 anni e ne ha seguito il percorso evolutivo, ben sintetizzato nell’articolo “Mente, corpo e ambiente: benessere 3D in ufficio”.
Anche da IFMA in occasione della 18a edizione di FM Day, ha parlato di ricerca del benessere nella conferenza “Il welfare come stile di gestione amato dalle grandi aziende” affrontando come è cambiata la domanda di welfare e come ha modificato l’offerta di servizi legati al benessere dei dipendenti. Un argomento incluso anche nella legge di stabilità che ha ampliato il panorama delle prestazioni e dei servizi compresi nei piani di welfare, come ha illustrato Franca Maino, Direttrice del Laboratorio “Percorsi di secondo welfare”.
Non va trascurato che “il benessere è un fatto di Cultura, basato sulla condivisione di obiettivi e strettamente connesso con la comunicazione e la percezione dell’azienda” come ha spiegato Luca Ferioli, business developer di CEG Facility che ha sottolineato come gli effetti positivi generati dal benessere non richiedano budget elevati da parte dell’azienda.
Dunque si offre benessere per essere più attrattivi e anche perché, come ha commentato Giandomenico Martino, Facility Manager di ConTe.it “Le persone a cui piace quello che fanno, lo fanno meglio!”
Generare benessere è un percorso in progress, non illudiamoci di trovare ricette valide: come illustra la Piramide di Maslow, sempre attuale dopo oltre 60 anni, una volta realizzati i bisogni fondamentali si genereranno nuove necessità perché la nozione di benessere è in costante evoluzione, anche nell’ambiente di lavoro.
Editoriale di Renata Sias, direttore di WOW! Webmagazine.