
La riunione nomadica, sul tema Design Sensibile e Innovazione Materiali, si è svolta nello stand Material ConneXion al Salone del Mobile.
WOW! webmagazine prevede una redazione nomadica, (ogni mese in un luogo diverso) fluida e jelly (piccolo gruppo selezionato e variabile di professionisti). WOW! Jelly Session #6, organizzata in collaborazione con Akzo Nobel e Material Connexion, si è svolta il 10 aprile presso lo Stand Material Connexion al Salone del Mobile, sul tema “Design Sensibile. Innovazione e sostenibilità nel design dei materiali e nelle tecnologie”.
Erano presenti alla WOW! Jelly Session: Luisa Bocchietto, ADI; Aldo Bottoli, B&B Colordesign; Christian Tubito, MaterialConnexion; Francesca Valan, Studio Valan; Giusi Ferone, Verde Profilo, Setsu Ito, Studio Setsu e Shinobu Ito; Frida Doveil, Studio Fragile; Marco Pelucchi, Pelma/Poliuretanoè; Claudia Salomoni, Akzo Nobel; Rodrigo Rodriquez, Material Connexion e Siexpo.
Apre l’incontro Luisa Bocchietto, Presidente ADI, ponendo l’attenzione su un aspetto molto delicato della sostenibilità “Come ADI guardiamo alla sostenibilità non solo nella sua accezione di impatto ambientale; c’è anche una “sostenibilità etica”. Riceviamo molte richieste di aiuto da parte di designer che non si vedono riconosciute le royalty sui progetti, oppure di aziende che chiedono una sorta di “bollino d’oro” che identifichi chi lavora a norma di legge e versa i diritti ai designer rispetto a chi non lo fa. Una sostenibilità che si identifica nel rispetto del lavoro: sfruttamento non è solo quello minorile nei Paesi del terzo mondo, ma anche quello di chi, in patria, non riconosce il lavoro del designer. Per quanto riguarda la sostenibilità e la responsabilità collettiva, da qualche anno ADI Index ha dedicato una categoria specifica ai materiali e componenti perché il design deve riconoscere chi progetta e ricerca anche a monte della filiera”.
Aldo Bottoli, fondatore dell’Osservatorio Colore di Lissone e di B&B Colordesign con Giulio Bertagna, pone alcune appassionanti domande che esprimono il suo personale percorso di ricerca “A quale sensibilità si rivolge il design sensibile? A quella dei sensi (che sono 16 come dimostra la scienza)? Alla sensibilità significante? C’è una corrispondenza tra l’informazione sensoriale e l’informazione significante che il materiale ci dà. A quale naturalità si rivolge, quella biologica o quella culturale? L’uomo ha due nature connesse e non scindibili quindi anche il progetto deve tenere presente questo doppio binario. I materiali attivano reazioni fisiche, misurabili, e anche emozionali e culturali, non misurabili. Le superfici non sono “fuori” di noi poiché ne riportiamo informazioni”.
Christian Tubito, project manager di MaterialConnexion, ripercorre il percorso dell’innovazione dei materiali “Inizialmente l’innovazione si è espressa in una dimensione tecnico-performativa, poi estetico-formale, in seguito percettivo-sensoriale infine anche identitario-valoriale: un’azienda può caratterizzare la propria offerta anche attraverso i materiali. Oggi le ibridazioni tra materiali stanno creando un nuovo panorama percettivo: si parla di neo-naturalità e ci sono superfici soft-touch che ancora non hanno un nome. Solitamente si associa l’innovazione dei materiali con l’applicazione nel design, MaterialConnexion è però coinvolta nel primo progetto, si chiama LightTouch Matter, finanziato dalla Comunità Europea, in cui il design determina un nuovo materiale: un lavoro in team tra designer e ingegneri europei che mirano alla definizione di Smart Materials che uniscono OLED e plastiche piezoelettriche sensibili al tatto. Stiamo definendo una nuova metodologia, non solo un nuovo materiale; è un progetto molto entusiasmante”.
Francesca Valan, color designer, è affascinata da questa prospettiva ma evidenzia anche i rischi “I materiali sono come le parole, se ne coniano sempre di nuove, ma senza una sintassi si producono frasi incomprensibili o senza senso. Siamo riusciti da poco a creare una “sintassi dei colori” ora dovremo fare lo stesso per i materiali ed è importante che le aziende che li producono organizzino corsi di formazione e informazione per poter comporre con i materiali “frasi” che possano essere capite da tutti. Il rapporto tra materiale e consumatore è molto legata a una corretta informazione a partire dall’infanzia”.
Giusi Ferone, architetto e titolare di Verde Profilo, affronta la relazione tra naturalità e materialità “Il nostro core business parte da un elemento naturale, un lichene che cresce spontaneamente e si mantiene solo con l’umidità dell’aria, che abbiamo fatto diventare “materiale” attraverso un processo di stabilizzazione: lo abbiamo proposto come possibilità di giardino verticale, ma è stato utile creare un workshop con giovani designer per provare a proporlo in altre forme, per trasformarlo in elementi che portino la natura indoor in modo spensierato, senza doversene occupare. Non è innovativo solo ciò che è artificiale ed è importante riuscire a fare questo salto logico”.
Un tema, questo, al quale è molto sensibile Setsu Ito, designer (Setsu e Shinobu Ito) e curatore di Frottage, uno tra gli allestimenti più interessanti presentati in Triennale “Oggi ogni cosa che usiamo va interpretata, anche i materiali naturali. In Triennale ho fatto un uso “minimale” del lichene di Verde Profilo, un elemento leggero affiancato alla pietra, al materiale pesante: quasi una metafora tra cultura occidentale e orientale. In realtà anche in Giappone inizialmente si faceva un uso più massiccio del legno, quindi di un materiale pesante; quando però i boschi hanno cominciato a scarseggiare, in edilizia si è cominciato a ridurre la struttura, elementi in carta hanno sostituito quelli in legno. È stata la necessità di risparmiare che ha portato alla cultura della leggerezza. L’analisi dei materiali è uno degli insegnamenti del mio Maestro Angelo Mangiarotti”.
La consapevolezza e la conoscenza sono importanti e hanno cambiato la storia dei materiali, è concorde Frida Doveil, architetto (Studio Fragile) che osserva “Nella sua prima fase, che “guardava avanti”, l’innovazione dei materiali è stata caratterizzata dalla rincorsa della tecnologia, oggi però dobbiamo fare i conti con una povertà di mezzi. Non basta sapere usare tutti gli alfabeti del materiale (peso, odore, suono): se devo lavorare su un prodotto che dovrà costare poco la mia ricerca deve fare un salto laterale. La crisi in atto sta cambiando le regole a livello globale; in questa fase o si fa ricerca su materiali di altissimo livello oppure si deve sapere “guardare indietro”, ibridare culture, fare il nuovo anche con qualcosa che già esiste. Nei materiali l’espressività erroneamente è vista come alternativa alla funzione ma credo che sia il senso invece (fatto di entrambi) a essere fondamentale alla vita e alla sopravvivenza dei materiali e dei prodotti”.
Marco Pelucchi, general manager di Pelma, azienda associata di Poliuretanoè, racconta la necessità di creare una cultura dei nuovi materiali “Tutti conoscono il poliuretano, ma questo prodotto è stato oggetto di un’evoluzione molto rapida che rende non corrette le informazioni che abbiamo; c’è l’esigenza di creare una cultura nuova. I poliuretani di oggi sono molto diversi da quelli nati negli anni ’50: oggi il poliuretano è non inquinante, non pericoloso in caso di incendio, non tossico. Fare innovazione vuole dire anche mantenere prezzi che non creino una barriera all’utilizzo: oggi è disponibile un materiale brevettato dalla Nasa che qualche anno fa che aveva costi altissimi, ma dopo essere stato introdotto in varie nicchie (prima nel medicale, poi nei cuscini e materassi) è diventato abbordabile e di uso comune. Trasferire tecnologie è positivo anche per questi risvolti”.
Il tema del trasferimento di tecnologie coinvolge anche Akzo Nobel, le vernici in polvere sono infatti nate alla fine anni ’50 come rivestimenti delle tubazioni per l’industria petrolchimica, lo ricorda Claudia Salomoni, Specification Advisor e Marketing Coordinator Akzo Nobel, che specifica “Il colore è percezione e nel nostro caso è anche sostenibilità perché i rivestimenti in polvere che produciamo sono ecologici e non inquinanti. Anche noi sentiamo l’esigenza di creare una cultura su questa tecnologia innovativa, spesso i progettisti pensano alla vernice solo come a un elemento liquido senza conoscere i vantaggi della vernice in polvere. Anche noi abbiamo creato nuove “parole” e ora, grazie anche a Material Connexion, sentiamo il bisogno di definire la sintassi e di comunicare le potenzialità altissime che può avere in molti settori, anche perché i consumatori sono oggi più sensibili ai temi etici e alla sostenibilità”.
Conclude Rodrigo Rodriquez, presidente di Material Connexion e Siexpo, sottolineando come l’attenzione ai materiali abbia radici antiche “ Il primo Libro dell’Architettura di Palladio è dedicato proprio ai Materiali. Quello che di nuovo può fare Material Connexion è assumere il ruolo di cerniera proattiva; mettere in collegamento chi fa materiali e chi li utilizza per creare innovazione nei beni durevoli, per stimolare creatività. La creatività può essere talvolta “obbligata” da eventi catastrofici (fu un disastroso incendio in una discoteca londinese a dare il via a nuovi poliuretani resistenti al fuoco) o stimolata dalla comunicazione (fu una mostra sul design degli oggetti in plastica di qualità a decuplicare in tre anni l’uso della plastica in Brasile che prima era considerata un materiale povero). Il rapporto tra materiale e consumatori è profondamente legato a una corretta e coerente informazione a partire dai bambini che sono stati soggetto attivo di diversi nostri progetti. Lavorando su tema dei materiali è fondamentale avere in mente le radici che ci consentono di capire come si rispetta la natura”.

