
Nel corso della WOW! Jelly Session #8, presso lo showroom Spotti di Milano, si è parlato di flessibilità, adattabilità, resilienza, capacità di cambiamento dinamico, progettazione e organizzazione flessibile.
La partnership con USM non è casuale, Modularità e Flessibilità sono infatti alla base dell’identità di questa azienda svizzera da quando Paul Schärer, nipote del fondatore, decise nel 1961 di dare nuovo impulso all’impresa. Nell’ambito di questo processo, Schärer incaricò per il progetto della nuova sede l’architetto svizzero Fritz Haller che configurò l’edificio sul principio di una intelaiatura strutturale modulare in acciaio unica nel suo genere, la stessa che due anni dopo, grazie a una mentalità flessibile e innovativa, ispirò il sistema di arredi evergreen noto nel mondo come USM Haller.
La Jelly Session inizia con la lettura dei tweets dei partecipanti, le definizioni evidenziano punti di vista diversi della parola Flessibilità: si discute sull’accezione negativa, sinonimo di Debolezza, attribuita dal latino e sull’uso proprio o improprio nei vari ambiti.
Per esempio un’azienda è flessibile quando è capace di modificare il suo ciclo produttivo e lo converte per passare da un prodotto all’altro, ma serve l’Adattabilità per adattare un prodotto di serie a realtà diverse. Non tutti sono d’accordo: un’azienda è flessibile se adotta sistemi di produzione Just in Time e di gestione flessibile, se è in grado di rispondere a nuovi segmenti e sa aumentare o diminuire la produttività in base alle esigenze del mercato.
Tutti concordano che Flessibilità non è sinonimo di Libertà, ma consiste nel saper trovare modalità di operare diverse in risposta a condizioni esterne che variano per raggiungere un obbiettivo chiaro e definito. Flessibilità è l’adattamento dinamico in base a situazioni che cambiano.
Forse ai giorni nostri è più appropriata la Resilienza, la capacità di adattamento a un mondo che non è più prevedibile perché il cambiamento ha una velocità impensabile.
Fino a qualche anno fa in architettura la Flessibilità era sufficiente perché significava che un edificio era in grado di adattarsi, secondo tempi e spazi definiti, a una mutevolezza che era prevedibile. Oggi non è più così: l’edificio deve essere flessibile verso l’esterno, la natura, e verso l’interno, i comportamenti umani: entrambi sono meno prevedibili.
Negli anni ’70 abbiamo assistito a un’ Estetica della Flessibilità, ma la Modularità non è Flessibilità, questo è un equivoco del Movimento Moderno. Oggi la capacità di essere “Debole” è un vantaggio, la Resilienza è proprio la capacità di “sostenersi” cercando al proprio interno le risorse per costruire un sistema che risponde a nuove esigenze.
Flessibilità può essere sinonimo di Sostenibilità: un progetto flessibile può allungare la vita dell’edificio dall’interno se sa adattarsi al cambiamento degli stili di vita e dall’esterno alle condizioni climatiche; un approccio flessibile include anche la scelta dei materiali e il modo in cui sono assemblati, anche questo allunga la vita dell’edificio.
Flessibilità progettuale è anche non imporre le stesse logiche in ogni parte del mondo, una soluzione architettonica non è mai universalmente valida.
Spesso la povertà progettuale viene spacciata per Flessibilità. Il miraggio di un’edilizia polifunzionale e multitenant che tiene conto di tutte le necessità, nella maggior parte dei casi non risolve nessuna esigenza, genera appiattimento e abbassa il livello di qualità.
Pensiamo per esempio all’illuminazione “da capitolato” dei palazzi per ufficio e alla regola dei 500 lux dovunque per soddisfare le esigenze di chiunque… al contrario il Progetto è Flessibile usa in modo corretto le tecnologie, e distribuendo la luce in modo diverso anche in relazione alla luce solare, può adattare l’illuminazione all’uomo in modo corretto, non viceversa, e può anche far risparmiare energia.
Oggi il prodotto deve essere flessibile per adattarsi alla persona; in ufficio per esempio convivono generazioni diverse con mentalità e stili di lavoro diversi. Un produttore non può ignorare questa realtà, ma deve cercare di favorire e accompagnare il cambiamento tenendo come obbiettivo il benessere delle persone.
La rigidità dei progetti di architettura e design è imposta dalle norme vigenti? In parte sì -spiega chi opera in questo campo- una norma deve essere per sua natura rigida per evitare che possa essere interpretata, cosa che i progettisti cercano sempre di fare!
In fondo regole semplici e uno spazio strutturato garantiscono la flessibilità, mentre maggiori differenziazioni e personalizzazioni rendono l’ambiente più inflessibile o comunque più costosa la gestione. La Flessibilità è dinamica, deve continua e nel tempo, per questo è il progetto che deve essere flessibile.
Si entra così nell’ambito sociale: un soggetto flessibile ha la capacità di trasformarsi, non si spezza, non si chiude, ma raggiunge un equilibrio costantemente sottoposto a sollecitazioni. La Flessibilità non è uno stato dato, ma è sempre chiamato a diventare altro.
Si torna al carattere dinamico della flessibilità dell’organizzazione aziendale e del progetto che deve assecondarla. Una Flessibilità possibile grazie a un’infrastruttura efficiente che ci libera dai vincoli fisici e assume il nome di Smart Working, ma che l’organizzazione aziendale e il management hanno ancora molta difficoltà ad accettare. Nonostante sia dimostrato che anche le attività apparentemente più “statiche” come gli uffici amministrativi possano essere, almeno parzialmente “smartizzate”.
Flessibilità e Democratizzazione sono i trend sociali e culturali emergenti, come dimostrano soprattutto le nuove, davvero flessibili generazioni con i loro stili di vita e di lavoro.
Chi ha partecipato alla WOW! Jelly Session #8, organizzata con USM nello showroom Spotti di Milano?
Mariarosa Ambroso,
Daniele Andriolo,
Matteo Artusi,
Michele Cardone,
Lella Castelli,
Alessia Cicuto,
Davide Fabio Colaci,
Gabriella Del Signore,
Silvia Fattore,
Antonio Gonella,
Antonina Gucciardi,
Mario Maccarini,
Paolo Mantero,
Lorenzo Maresca,
Cristian Minerva,
Michele Paparella,
Silvia Piardi,
Marco Predari,
Gianni Ronchetti,
Gianluigi Sacchetti,
Renata Sias,
Claudio Spotti,
Federica Zallone.