
“Abbiamo tante domande e poche risposte”. Questa è la prospettiva che ha guidato il webinar Workteck “The Future of Workplace Health: post COVID-19 Perspective from Europe and the US”. Un seminario che abbiamo inserito nella rubrica WOWbinar per la sua capacità di fornire una nuova prospettiva sul tema. È tempo di andare oltre i discorsi sulle barriere, sulle protezioni e sui percorsi che riguardano la “salute in ufficio” e passare ad analizzare come mantenere la vitalità culturale dell’ufficio, cioè la “salute dell’ufficio”. Abbiamo scelto tre concetti chiave emersi per stimolare la riflessione: coreografia, metri quadrati x persona, informazioni e non dati.
Tra gli impatti del telelavoro forzato da corona virus uno dei maggiori è sicuramente quello della disabitudine all’ufficio. Mentre i dipendenti oggi hanno compreso la reale possibilità della scelta di dove, quando e come lavorare, le notizie confortanti che arrivano dalla ricerca scientifica disegnano plausibilmente uno scenario per il 2021 di ritorno alla normalità (e in ufficio?).
Quale impatto avrà questo ritorno sulla “salute dell’ufficio” è stato il tema principale del webinar “The Future of Workplace Health: Post covid-19 Perspective from Europe and the US”, organizzato da Worktech, a cui hanno partecipato come panelist: Luke Rondel (Director of Channel Partnerships di Saltmine), Adrienne Rowe (Global Director, Workplace Strategy di Merck) e Peter Baumann (Global Real Estate & Facilities (GRF) di SAP) coordinati da Philip Ross (Fondatore e CEO di UnGroup e Cordless Group).
Il ritorno in ufficio richiede una Coreografia.
Il ritorno in ufficio, come ha sottolineato, Adrienne Rowe richiede la capacità di montare una grande e complessa coreografia. Non solo, infatti, si deve essere in grado di gestire un flusso alternato di persone, ma anche il bisogno di farle incontrare. Bisogna cioè mettere insieme le necessità di flessibilità dei singoli e dei team, ricreando quel necessario incontro per favorire l’ibridazione e l’apprendimento che erano due grandi temi pre-covid (forse, come ha proposto Philip Ross, arrivando ad una specie di ingegneria dell’incontro attraverso i big data e l’intelligenza artificiale).
Se da una parte, dunque, si aprono problematiche legate alla gestione degli spazi e dei turni, dall’altra si aprono nuove opportunità: il lavoro ibrido che ci aspetta favorirà l’inserimento e il coinvolgimento in azienda di talenti anche più lontani geograficamente, dando un nuovo senso a termini come agility e diversity.
Inoltre, come ha sottolineato ancora Adrienne Rowe, in questa coreografia non c’è per forza bisogno di tracciare linee tra le esigenze dell’azienda e quelle del singolo. “Partiamo dal presupposto che assumiamo professionisti intelligenti e preparati che vogliono lavorare bene. Se le persone sono coinvolte nello stesso obiettivo, le loro necessità corrisponderanno al bene dell’azienda”.
Metri quadrati per tipologia di lavoratore anziché per persona.
Dobbiamo iniziare a ragione in termini non di spazi assoluti, ma di quanto spazio serve ad una determinata persona, dove per persona non si intende l’individuo, ma la tipologia di lavoratore che viene definita attraverso l’analisi dei dati dello svolgimento di una data mansione. È questa la ratio per ripensare gli spazi ufficio e la loro coreografia. Gli uffici diventeranno più fluidi, on demand, e forse, come ha fatto notare Luke Rondel ritornerà il modello coworking, ma in modo ancora più flessibile e dinamico.
Per agire in maniera adeguata servono informazioni e non dati.
“Il database delle funzioni dell’edificio non usa lo stesso linguaggio delle HR, ma sono tutte e due forniscono dati molto importanti, che noi dobbiamo essere in grado di aggregare”, ha spiegato nel suo intervento Peter Baumann.
L’allargamento dello spazio lavorativo al di fuori dell’ufficio aumenta la complessità di lettura e porta al problema dell’interconnessione di dati di natura e fonte diversa. Non è solo un problema di tecnologia, dunque, ma anche di trovare nuove modi di leggerla. Una domanda importante per le aziende sarà quindi la seguente: come posso ricavare delle informazioni, ovvero dei dati contestualizzati, da questi dati in modo da agire in maniera adeguata?
Testo di Gabriele Masi.