
Quali sono le conseguenze sul benessere acustico della riorganizzazione del layout e degli spazi di lavoro dovuti al corona virus? Ne abbiamo parlato in questo incontro, selezionato per la rubrica WOWbinar, organizzato da All Around Work “Ripensare il progetto acustico nell’ufficio con distanziamento sociale”, insieme all’ingegnere acustico e fondatore di Viva Consulting Ezio Rendina, all’amministratore delegato di Caimi Brevetti, Franco Caimi, e all’architetto Bruno De rivo dello studio e45. La crescente difficoltà della progettazione acustica si unisce all’esigenza di trovare nuovi materiali per far fronte a nuove esigenze, dalla sanificabilità all’acustica della comunicazione virtuale.
“Abbiamo avuto delle richieste bizzarre, come ad esempio, eliminare la moquette e tutti i materiali tessili perché difficilmente sanificabili. In realtà i materiali tessili sono sanificabili come gli altri (a volte più degli altri). Una richiesta non tanto razionale, ma dettata dalla percezione psicologica. Però, se andiamo a togliere il tessile che è uno dei principali alleati nell’abbattimento del rumore e aumentiamo l’utilizzo di materiali riflettenti come plexiglass o vetro, a livello acustico questo può causare un problema”.
Con questa testimonianza di Bruno De Rivo si è aperto il webinar “Ripensare il progetto acustico nell’ufficio con distanziamento sociale”, organizzato da All Around Work.
In effetti, uno dei problemi principali a cui il design acustico deve oggi far fronte è proprio quello relativo ai materiali.
Eppure, come anche confermato da Franco Caimi, la percezione sulla difficoltà di sanificazione del tessile sono errate, basti pensare all’utilizzo nei prodotti Caimi Brevetti del poliestere, un materiale usato anche negli ospedali per lenzuola e camici, quindi altamente sanificabile.

Queste nuove esigenze però accelerano la ricerca di nuove soluzioni, di materiali realizzati secondo diversi criteri:
- Unire estetica e tecnologia: “Una barriera è una limitazione fisica, ma anche psicologica”, spiega Caimi. “Noi non percepiamo una limitazione come qualcosa di positivo. Quello che cerchiamo di fare è trasformare i divisori in oggetti piacevoli”.
- Adottare soluzioni ecosostenibili. “Non possiamo gestire questa emergenza con materiali che poi andranno buttati, ma con qualcosa che possa sopravvivere nel tempo”, ha ribadito Caimi. “Probabilmente tante barriere che vediamo oggi porteranno a un grande problema di smaltimento”.
- Continuare la ricerca sui materiali, come il tessuto batteriostatico utilizzato da Caimi, Trevira Bioactive, che grazie alla presenza all’interno del tessuto di ioni d’argento, permette una costante funzione antibatterica naturale.
- Progettare acusticamente in base alle nuove caratteristiche del rumore negli uffici: in un ambiente dove bisogna lavorare sulle frequenze del parlato, la lana di poliestere può essere una soluzione, anche se mantiene una certa disomogeneità tra lo spettro di assorbimento e lo spettro del parlato, soprattutto maschile.
Ed è da quest’ultimo punto, l’esigenza di progettare per la nuova produzione acustica dell’ufficio, che è partito Ezio Rendina:
“Certo, avremo meno della metà dei dipendenti negli uffici, e questo inevitabilmente vuol dire minor produzione di onde sonore, ma è anche vero che queste onde sonore avranno la possibilità di avere più superfici fonoriflettenti, inoltre chi ha bisogno di parlare con qualcuno dovrà parlare in tono più elevato. Non sono in grado di dire se avremo un miglioramento a livello sonoro, sicuramente diventerà ancora più sofisticata la gestione acustica degli ambienti chiusi”.
L’ingegnere acustico si trova davanti a vecchie problematiche rese ancora più complesse dalla nuova situazione e a problematiche emergenti. Tra le prime, ad esempio c’è quella degli impianti di aerazione:
“Attualmente le norme italiane che concernono il rumore massimo di un impatto di aerazione sono 25db di livello equivalente, ma nel 99% dei casi, almeno per la mia esperienza, questo livello non era rispettato. Giustamente per ragioni igieniche bisogna aumentare la portata dell’aria e quindi della velocità e questo implica un ulteriore disturbo continuo che alla lunga genera difficoltà alla concentrazione”.
Tra i nuovi problemi c’è sicuramente quello dell’acustica del virtuale: come dovranno essere le sale per incontrarsi online?
“L’orecchio umano è una macchina straordinaria: quando noi siamo fisicamente presenti, riusciamo a concentrarci sulla sua voce, ad essere meno distratti da quello che ci sta intorno. Purtroppo, questa capacità non ce l’hanno anche i migliori microfoni che oggi possiamo utilizzare. Il microfono coglie tutti i rumori della stanza questo rende più difficoltosa l’intelligibilità del parlato, quindi è indispensabile che la stanza abbia la giusta curva di fonoassorbimento sul parlato”, spiega ancora Ezio Rendina.
“È sbagliata una curva eccessivamente fonoassorbente, ma dobbiamo far si che questa curva ricalchi quella che è la forzante principale, cioè la voce umana: la curva di assorbimento deve essere combaciante con quella che è la tipica emissione sonora maschile e/o femminile”
Ma perché è importante continuare a investire sul benessere acustico?
I danni del rumore vanno oltre a quelli causati all’apparato uditivo, ma a lungo andare causano danni al cervello, all’apparato circolatorio, respiratorio, alla conduttività elettrica della pelle, e inducono nel soggetto difficoltà al riposo, alla concentrazione, all’apprendimento.
“Mediamente un’acustica fatta in modo non professionale fa perdere un 14-15% di produttività”, conclude Rendina. “Se calcoliamo quanto costa il mese/uomo moltiplicato per quanti uomini/donne abbiamo in ufficio, capiamo che l’acustica vale tutto quello che costa”.
Testo di Gabriele Masi.
