
Nei quattro anni che separano Orgatec 2022 dalla precedente edizione l’esperienza della pandemia e del lockdown vissuta a livello globale ha messo in discussione molte certezze e certamente ha trasformato il modo di intendere il workplace.
Nell’ultimo biennio sono infatti cambiate a un ritmo senza precedenti le richieste nei confronti degli ambienti nei quali (anche) lavoriamo.
L’imminente Orgatec, che si terrà a Colonia dal 25 al 29 ottobre, avrà quindi il compito di rispecchiare questi cambiamenti, di affrontare le nuove esigenze e problematiche e offrire risposte.
Proprio per affrontare la complessità del mondo del lavoro ibrido, Orgatec ha svolto una ricerca con il Fraunhofer Institute for Building Physics IBP.
Qualche anticipazione è fornita da Maria Zaglauer, Psychologist and Chief Scientist of the Acoustics Department al Fraunhofer IBP, mentre la presentazione completa dello studio si terrà in fiera durante un simposio alla Offenbach Hall il 26 ottobre 2022, dalle 10 alle17:00.
Seminario gratuito, registrazione obbligatoria.
Per partecipare clicca qui.
Il presente del workplace offre uno scenario in cerca di un nuovo equilibrio, dopo il passaggio che la pandemia ha reso più come tra ufficio, ufficio a casa e “luoghi terzi”.
Inoltre, con la diffusione dei concetti basati sull’ activity based office e altre modalità di lavoro non territoriale, un maggiore dinamismo e flessibilità sono prerogativa indispensabile anche all’interno dell’ufficio. Dunque quanto mai azzeccato Changing Places! come titolo della ricerca.
Cambiamenti che ai fini dello studio sono stati suddivisi in tre aree: cambiamento di luoghi, cambiamento di concetti e tipi di cambiamento.
Lo studio parte dalla considerazione che in un mondo del lavoro ibrido, il design e l’impatto emotivo degli ambienti di lavoro assumono un significato particolare e dal confronto di diversi spazi in termini di condizioni ambientali fisiche e di progettazione. Analizzando quanto spesso e perché le persone passano da uno spazio all’altro nel loro lavoro quotidiano e identificando le aree in cui i luoghi di lavoro potrebbero completarsi a vicenda dal punto di vista funzionale e psicologico.
Un tema centrale da affrontare nella progettazione dello spazio riguarda le dicotomie territorialità versus privacy, o concentrazione versus collaborazione.
In linea di massima si presume che l’home office sarà utilizzato per il lavoro autonomo e di concentrazione, mentre l’ufficio sarà utilizzato maggiormente per il lavoro collaborativo. Tuttavia è impensabile applicare questa regole in modo rigido nel progetto di un ufficio: la settimana lavorativa non si divide nettamente in giornate indipendenti e collaborative.Ogni giorno prevede una serie di attività.
Questo assunto solleva interrogativi e nuove esigenze degli utenti nell’ l’uso degli spazi.
Se l’home office è un ambiente in cui uso frequentemente il mio spazio privato per lavoro, uno spazio che potrei aver progettato per soddisfare le mie esigenze individuali negli ultimi due anni, allora sentirò la necessità del mio spazio personale anche in ufficio, oppure sarò più propenso ad abbracciare concetti non territoriali come la condivisione della scrivania nei giorni in cui lavoro in sede?
Identificando diverse esigenze, possiamo determinare “tipi alternati” di utilizzo dello spazio, con un focus sull’individualizzazione. È importante sapere quali sono gli aspetti attraenti dell’ambiente di lavoro, sia a casa che in ufficio. E soprattutto di che cosa e dove hanno bisogno le persone?
Serviranno quindi ambienti di lavoro principalmente ibridi e “multilocal”.
Il mobile working rimarrà una costante, il che renderà ancora più importante la condivisione della scrivania e la fruizione reciproca degli spazi di lavoro. Accanto all’home office, i “Third Spaces”, e soprattutto i coworking stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante.
Altri temi prioritari sono la purificazione dell’aria (gli utenti degli hanno un maggiore bisogno di sicurezza in questo senso), il comfort acustico e gli effetti della luce nell’ambito del lavoro e del relax in ufficio.
Di fronte al rischio di crisi energetica causato dal conflitto Russia /Ucraina, diventa indispensabile rendere gli uffici più sostenibili e più efficienti dal punto di vista energetico ed è dimostrato che anche il lavoro da remoto può contribuire a un notevole risparmi di CO2.
Le considerazioni sulle tematiche relative all’organizzazione dello spazio fisico del workplace non possono essere disgiunte però dal cambiamento culturale.
E’ interessante chiedersi come vengono percepiti i diversi luoghi di lavoro e se il lavoro è valutato dalle aziende indipendentemente dal luogo dove si svolge.
Il lavoro in sede è ancora considerato “più di valore” rispetto al remote working o la mentalità “mobile” è ora completamente radicata nella nostra cultura del lavoro?
Il clima aziendale in genere ha grande importanza nello stimolare le persone a lavorare con i colleghi in ufficio.
Per concludere, e in attesa di ascoltare gli approfondimenti dei diversi specialisti che terranno i loro interventi al simposio, Maria Zaglauer, sintetizza quali fattori rendono secondo lei un buon ambiente di lavoro.
“A nostro avviso, un buon ambiente di lavoro dovrebbe innanzitutto soddisfare i bisogni fondamentali degli utenti in termini di benessere fisico e mentale, libertà dalle distrazioni, privacy, ispirazione creativa e interazione. Questo non può essere dato per scontato nemmeno in molti ambienti di lavoro moderni.
Spesso le conversazioni che distraggono in background hanno un impatto sulle prestazioni dei dipendenti e invadono la loro privacy.
In laboratorio, abbiamo dimostrato che ciò si traduce in un calo immediato fino al 16% delle prestazioni nei compiti cognitivi. Tali condizioni ambientali inadeguate portano all’insoddisfazione dei dipendenti.
Una buona acustica e illuminazione e un buon clima interno servono a soddisfare le esigenze di base che dovrebbero guidare l’implementazione dei concetti di design degli uffici.
Potrebbe sembrare banale, ma in pratica vediamo molto spesso grandi margini di miglioramento in queste aree.
Inoltre le aspettative dei lavoratori nei confronti dell’ambiente di lavoro sono cresciute:
Dopo la fine dell’home working compulsivo, siamo ora in una fase di reinserimento in ufficio. Molti datori di lavoro sono in fase di progettazione e necessitano di una guida e di risposte adeguate da tali studi. Oltre alle esigenze fondamentali degli utenti, ora ci sono ulteriori bisogni da considerare, come maggiore flessibilità, digitalizzazione, sicurezza e protezione dalle infezioni. Se le aziende vogliono riportare i dipendenti in ufficio, devono prendere sul serio queste esigenze”.
Le immagini che illustrano l’articolo illustrano soluzioni di arredo flessibile di Sedus (courtesy Sedus)