Gli uffici del futuro stanno arrivando, come spiega un articolo di Johns e Gratton su Harvard Business Review (1/2013). DEGW è pronta ad aiutare le aziende a cavalcare l’onda per riportare i knowledge workers dispersi in una comunità integrata (Position Paper #7).
“Vediamo un proliferare di spazi di Coworking, progettati per unire e ispirare collaborazioni creative tra persone che lavorano sole. Sono più di 2.000 i progetti di Coworking nel mondo, cresciuti del 250% negli ultimi 2 anni.” “Spazi aperti e flessibili, casual e fashion, contrastano i vecchi modi di lavorare e favoriscono interazione e scoperte casuali”. È nata anche una rivista che si dedica allo studio e alla diffusione di questo fenomeno: Deskmag. “Gli spazi di Coworking sono simili al Bike Sharing: sono strettamente legati al benessere della comunità, a basso costo, ecologici.” Sono frasi tratte dallo studio condotto da Tammy Johns – ex vice presidente Manpower-Group, oggi CEO di Strategy and Talent Corporation – e Lynda Gratton – professore di Gestione Organizzativa alla London Business School. The Third Wave of Virtual Work si tuffa nell’evoluzione dei “lavoratori della conoscenza”, che grazie alla tecnologia sono approdati al lavoro virtuale, cavalcando le 3 onde che l’hanno creato e trasformato.
- Onda 1: si genera nei primi anni ’80 dalle e-mail e dalle forme di comunicazione che si affacciano sul mondo. Nasce così il primo esercito di free lance che propone alle imprese nuove forme di collaborazioni flessibili.
- Onda 2: venti anni dopo, il benvenuto è per la tecnologia mobile (i cellulari) e le connessioni veloci che soddisfano il bisogno dei “Knowledge Workers” di essere in contatto con il proprio team, sempre e dovunque. Si creano nuove possibilità di carriera per lavoratori “mobile & always on”.
- Onda 3: oggi nascono e si moltiplicano iniziative di Coworking, nelle città più dinamiche del mondo, per contrastare il senso di isolamento dei Mobile Workers e aggregare talenti, dando vita a contaminazioni multidisciplinari e nuovi business. È l’era delle occasioni di collaborazioni creative.
La grande sfida per le imprese è cavalcare la terza onda, ma come?
“Lo spazio fisico deve essere ripensato da zero – racconta Alessandro Adamo, Director di DEGW -.La ragion d’essere degli uffici tradizionali è stata rivoluzionata. Inizialmente progettati per accogliere tecnologie costose e rafforzare gerarchie, producevano benefici collaterali come l’allineamento culturale, la fiducia, il team work e la qualità dei processi. Quelli che ieri erano benefici collaterali sono diventati oggi i punti chiave per creare una vera e propria comunità. I Manager più innovativi organizzano sale di Coworking aziendale dedicati a clienti, fornitori e collaboratori per “dare spazio” a nuovi processi integrati di sviluppo di nuovi progetti, prodotti e servizi. L’obiettivo? Creare valore per tutti.
E’ il caso di GRid 70, uno spazio ibrido di 28.000 mq a Grand Rapids, Michigan. Qui ci sono 4 società, ognuna ha uno spazio dedicato nell’edificio, ma in comune hanno 10.000 mq aperti, condivisi e dinamici, per fare Coworking. Il bello è che sono sempre full! C’è il caso di una società di consulenza globale che aveva sempre uffici deserti perché i consulenti lavorano spesso dai clienti, a casa, in viaggio. La società ha avuto la brillante idea di trasformare parte dello spazio ufficio lanciando un progetto di Coworking. Oltre a ridurre i costi, la riprogettazione ha modernizzato anche la cultura d’impresa e delle persone: i nuovi assunti passano molto tempo in questi luoghi ma la sorpresa è che anche i manager sono stati attratti dall’energia di questi spazi, e ci “gravitano intorno” soddisfatti e pronti a interagire.
Anche in Italia – prosegue Adamo – si cavalca l’onda sfruttando la capacità di alcune imprese di progettare spazi di lavoro in grado di migliorare i processi e le performance aziendali: People, Place, Performance, temi sempre più fondamentali. La costante ricerca del Work-Life Balance premierà i manager lungimiranti, quelli che sfrutteranno al meglio la ri-progettazione dello spazio fisico, come occasione per ridisegnare i processi di lavoro e l’organizzazione aziendale. Sarà un impatto positivo e dinamico sulle città e sui quartieri dove viviamo: sprecheremo meno tempo, meno energia, meno risorse, e consumeremo sempre più relazioni interessanti con i nostri vicini”.