DesignTech è un hub di innovazione tecnologica focalizzato sul design generato nel MIND (il nuovo Distretto dell’Innovazione di Milano) con l’obbiettivo di migliorare la qualità dell’ambiente e della vita delle persone che lo abitano.
Durante l’emergenza covid-19, ha costituito la task force “DesignTech for the Future” per individuare che ruolo possono avere tecnologia e design nella riprogettazione del mondo post pandemico.
Il lavoro è stato svolto attraverso 13 tavoli tematici che coprono 16 aree e hanno coinvolto player eccellenti di vari settori (studi di architettura e design, professionisti del mondo della ristorazione, della scuola e della sanità, ecc).
Scarica qui il white paper completo “DesignTech for the Future” in pdf.
Il passo tra il “prima” e il “dopo” covid-19 è stato compiuto. La pandemia ha fatto emergere limiti e criticità delle città, dell’architettura, delle infrastrutture, ma anche di ambienti di lavoro e di vita.
Sono bastati pochi mesi di lockdown per mettere in luce l’obsolescenza di modalità di lavoro e stili di vita che abbiamo applicato per decenni in modo acritico.
DesignTech traccia i contorni di un possibile nuovo mondo attraverso un White Paper, rivolto a istituzioni e operatori del mercato, per sottolineare l’importanza di progettazione e ricerca e la necessità di investire in questi ambiti per migliorare la qualità della nostra vita e rilanciare l’economia.
Questi i 13 tavoli tematici e i relativi coordinatori:
1 Real Estate: Lendlease con Giuseppe Tortato Architetti
2 Living: Pininfarina Architecture
3 Workplace: DEGW/Lombardini 22 con Workitect
4 Healthcare: Binini Partners con Centro Medico Santagostino
5 Restaurant: Lai Studio con Food Lifestyle di Paolo Barichella
6 Retail: Piuarch
7 Banking: MBA+D Matteo Belfiore Architecture + Design
8 Hospitality: Zaha Hadid Architects
9 Public Spaces: Progetto CMR
10 Mobility: MIC Mobility in Chain
11 Supply Chain: PwC Italy I Operations
12 Social Innovation: PwC Italy, New Ventures, Innovation
13 Education: School for Dreamers
“Design, tecnologia, ma anche cultura manageriale. Soprattutto quando si parla di spazi per gli uffici o di strutture sanitarie dove il “change management” diventa centrale per riuscire a gestire gli spazi fisici, tenendo conto dei comportamenti e delle dotazioni tecnologiche” si legge nell’introduzione.
Di seguito riportiamo un a sintesi delle riflessioni focalizzate sul Workplace post covid-19 elaborate da DEGW con il supporto di Workitect.
Lo spazio come elemento cruciale.
Le comunità lavorative sono da tempo entità miste fisico/virtuali, solo parzialmente legate a un luogo tangibile. Il Covid19 ha estremizzato questa polarità spostando i pesi sul versante digitale. Il rientro fisico porrà nuovi problemi alla fluidità degli spazi, all’ibridazione funzionale, alle “collisioni” tra persone e business diversi. È una sfida tecnico-sanitaria ma anche simbolica.
Infatti, il valore percepito dello spazio fisico resta cruciale per l’equilibrio organizzativo: vi si distilla la cultura d’impresa, è lo spazio relazionale dove si costruiscono comunità.
È luogo di incontri, opportunità e scambi di idee, punto nevralgico per relazioni e generatore di senso d’appartenenza.
Azioni immediate.
Nell’immediato, serve bilanciare fattori oggettivi (in funzione delle normative) e soggettivi (percezione del rischio): sono richiesti prudenza, gradualità di rientro e chiari programmi di comunicazione (change management). La componente manageriale ha in questa fase un’importanza strategica fondamentale. Tema che si declina su due livelli interagenti: livello ‘hard’ degli spazi fisici (space planning, interior design, impianti) e livello ‘soft’ dei nuovi comportamenti (policy d’uso) e delle tecnologie.
Si dovrà inoltre considerare una nuova prossemica relazionale specifica: le distanze intime o personali (<0,51,2m), sociali (1,23m), pubbliche (>3m) subiranno alterazioni.
Leva culturale e change management.
In generale, si dovrà accelerare verso modelli evoluti che prevedano engagement, fiducia, delega, responsabilità diffusa, focus sui risultati e non sulla presenza: è la leva culturale dello smart working vero e proprio. Stiamo conoscendo solo una parte di questo percorso, il telelavoro, ma lo smart working è un più compiuto paradigma organizzativo: un modello in grado di fornire i giusti spazi e le corrette attrezzature per ogni task in ampie aree di supporto (activity based), che promuove mobilità e dinamicità (active design) e quindi benessere psicofisico, scambio di conoscenza attraverso il desk sharing, interazione a distanza con singoli e team virtuali, accompagnato da clean desk policy. Modelli che restano adatti alla costruzione per far fronte a una nuova sensibilità a nuove forme di convivenza.
Design biofilico.
Non sarà solo la tecnologia a offrire gli strumenti per la ripartenza. Lo sono e lo saranno sempre di più anche interior materici e naturali da progettare con nuove attenzioni e affrontando il tema della paura e dello stress.
Un approccio oggi più che mai attuale è quello del design biofilico, fondamentale per la salute fisica e mentale, ridurre lo stress e aumentare il benessere, la creatività e la produttività.