Bruno De Rivo e Pietro Morandi di e45 (Genuine Italian Design) raccontano il progetto del loro collaborativo ambiente di lavoro.
“Eravamo alla ricerca di uno spazio dove creare un ufficio stimolante, capace di esprimere l’identità di design studio inteso come officina delle idee, che ci desse anche l’opportunità di applicare quei principi che adottiamo per progettare le sedi dei clienti”.
In una ex distilleria di via Farini vicina al quartiere Isola, distretto di tendenza a Milano, i due fondatori di e45 hanno trovato lo spazio ideale.
All’ingresso, su una delle pareti scrivibili, è subito svelato il significato del loro nome così astratto: e45.
Ovvero la sigla dell’autostrada del Brennero che collega Modena e Bolzano, rispettivamente città natali dei due founder partner, Bruno De Rivo, architetto e Pietro Morandi, ingegnere. E il loro colore corporate è effettivamente il “verde autostrada”.
“Abbiamo creato e-45 per offrire qualcosa di diverso ai nostri clienti. Forti delle nostre esperienze passate, delle nostre competenze e formazioni diverse oltre che di un serio background di direzione cantiere siamo in grado di fornire progetti design & build e construction management. I nostri progetti nascono da uno slancio creativo, ma sono fin dall’inizio finalizzati alla realizzazione; per questo abbiamo anche un BIM team -spiegano Derivo e Morandi- Il nostro workplace doveva riflettere questo modo di lavorare”.
Anche se privo di partizioni fisse, lo spazio definisce diverse aree.
Nella zona di accesso ha grande evidenza una collezione di vinili appesi su una parete traslucida che creano un’atmosfera vintage e, mentre raccontano la passione per la musica e la creatività, fungono anche da inedito “portfolio”: su ogni etichetta dei dischi è stampato il nome di un cliente perchè “ogni cliente ha il suo sound”. Ad ogni nuovo lavoro concluso si aggiunge un nuovo disco.
In questa prima area è posizionato un lungo tavolo per incontrare fornitori o grandi riunioni informali.
Il resto dell’ambiente è totalmente open space con postazioni bench condivise (scrivanie e schermi di Sedus con sedie Herman Miller) e un BIM Lab: ad eccezione della contabilità nessuno ha una workstation dedicata; per interagire meglio i progettisti si spostano formando i team di progetto e i lockers (Dieffebi) sono l’unica archiviazione personale in questo ufficio paperless (niente plotter né cataloghi cartacei).
Punto focale dell’ambiente è la GreenHouse, ovvero la serra vittoriana trasparente utilizzata come sala riunioni principale: simbolicamente “il luogo dove crescono le idee”.
Le riunioni che richiedono riservatezza si svolgono invece nella “Meating room” ovvero nell’unico locale totalmente insonorizzato che ha doppia funzione di kitchenette e meeting room.
Per rispondere esigenze di privacy e per le teleconferenze è presente anche un phone booth (Buzzi Space).
Gli scaffali self made, realizzati con struttura di tubi da idraulico e legno grezzo completano l’arredamento con un tocco di ironia e sempre coerenti con il sapore industriale industriale.
Concetto base del progetto è mantenere intatto il mood industriale dello spazio e intervenire con “tocco gentile” nell’indispensabile adeguamento impiantistico e rimuovendo elementi superflui per scoprire elementi nascosti dell’involucro. Per esempio le piastrelle originali in ceramica, che erano coperte da un rivestimento vinilico, sono state levigate, ma mantenute imperfette come erano.
Le finestre sono state adeguate per l’isolamento termico, mantenendone il colore e la forma originali.
Il vano di carico esistente è stato trasformato in un outdoor office, arredato con “poltrona-cesto” tipica dei mari del nord, perfetto per incontri informali o per il relax durante la bella stagione.