E’ in atto un ripensamento degli uffici open space dovuto alle nuove norme imposte dall’emergenza corona virus. Diminuiscono le persone, ma crescono le barriere in plexiglass.. Come cambia l’approccio del progetto acustico in questo nuovo scenario?
Ne parliamo con Ezio Rendina, ingegnere acustico e fondatore di V.I.V.A Consulting, che ci conforta: le soluzioni esistono e l’esigenza di elementi per il distanziamento fisico ha stimolato la ricerca: è in fase di attuazione un nuovo tipo di schermo con alte performance acustiche che sarà presto brevettata… per ora è top secret!
Avete presente i rumori che ci danno tanto fastidio quando siamo (eravamo) in ufficio?
Conversazioni altrui, risate chiassose, ronzio di stampanti, di aria condizionata, passi pesanti, mobili che cigolano, sgranocchiare di biscotti…
La visionaria Kids Creative Agency (che ha come claim “The future is Human”) ha pensato che nel periodo di lock down si potesse averne nostalgia e ha realizzato il divertente video interattivo I miss the office che riproduce tutti quei rumori che normalmente ci rendono nervosi e stressati.
Si può decidere il numero di colleghi che condividono con noi l’open space e cliccando le diverse postazioni avere la “soggettiva” dei rumori circostanti.
Un po’ di ironia non guasta, ma poiché torneremo in un ufficio che sarà diverso, probabilmente saranno diversi anche i suoi rumori.
Abbiamo sempre concordato che la voce umana fosse la principale fonte di disturbo negli open space, questo significa che la ridotta densità di lavoratori imposta per l’emergenza corona virus risolverà il problema del rumore da telefonate e conversazioni altrui?
La massiccia introduzione di barriere in plexiglass che effetto avrà dal punto di vista del comfort acustico?
Servono nuovi approcci per il progetto acustico del workplace post pandemico?
E’ previsto che l’occupazione degli open space si ridurrà oltre il 50%:questo significa che gli uffici che avevano un’ alta densità di persone potrebbero avere una migliore vivibilità, anche dal punto di vista del comfort acustico.
Tuttavia il vantaggio potrebbe essere annullato dalla massiccia introduzione di barriere e schermi per il distanziamento fisico realizzati in plexiglass o altri materiali riflettenti.
L’ing Ezio Rendina non ha dubbi “ Questi due fattori non possono compensarsi. Nonostante il minor numero di persone presenti, la presenza di pannelli in plexiglass o vetro direttamente sul piano di lavoro aumenta notevolmente il riverbero, perchè in quel punto si parla, si telefona e dunque si genera rumore.
Come è noto, la soluzione acustica più efficace è quella che assorbe il rumore alla fonte, prima che l’onda sonora si propaghi e riverberi nell’aria.
Dunque il covid-19 ci impone di scegliere tra la trasparenza e la leggerezza del plexiglass o il ritorno al claustrofobia cubicle?
In realtà –come abbiamo evidenziato nella nostra rassegna– la flessibilità e la polifunzionalità sono leve vincenti anche in questa circostanza.
Sono state recentemente lanciate nuove linee di schermi bene integrati negli arredi, che alternano parti vetrate e cieche o soluzioni che integrano la funzione della fonoassorbenza a quella della separazione fisica.
“La scelta dei materiali per i dispositivi di distanziamento deve considerare le performance acustiche e anche l’igiene” continua Rendina al quale strappiamo qualche anticipazione su un suo progetto in corso, frutto di una ricerca approfondita dedicata proprio a questo tema.
L’ing Rendina ci rivela che sta lavorando un particolare tipo di schermo che avrà elevatissime performance acustiche studiate sulla specifica frequenza della voce umana (con differenza tra voce maschile e femminile): grazie a queste prestazioni lo schermo potrà avere dimensione molto ridotta e permettere l’integrazione di un elemento trasparente superiore, senza che si annulli l’effetto fonoassorbente; inoltre le superfici saranno in materiale auto-disinfettante…
La curiosità è alta , ma per avere maggiori informazioni dovremo aspettare che questa speciale barriera sia brevettata.
Sebbene sia sempre possibile trovare soluzioni per migliorare il comfort acustico, Rendina ancora una volta sottolinea che i risultati ottimali si possono ottenere solo se il progetto acustico è realmente integrato nel progetto architettonico.
In questi casi l’intervento acustico non interferisce con la valenza formale ed è praticamente invisibile perchè “il bravo acustico” è quello che lascia all’interior designer la libertà di esprimersi”.
Ora provate a rivivere le condizioni acustiche del vostro abituale workplace con I miss the office: nostalgia a parte, siamo certi che concorderete con le affermazioni dell’ing Rendina..