
Dopo le nuove normative imposte dell’emergenza corona virus il mercato ha registrato una vera esplosione nella richiesta di pannelli divisori, barriere, schermi e ogni altro dispositivo per il “distanziamento sociale”, una definizione quanto mai sbagliata perchè, mai come in questo momento, pur costretti al distanziamento fisico abbiamo grande necessità di interazione sociale.
Dopo l’immediato dilagare di brutti pannelli in plexiglass, sono state lanciate anche proposte di qualità e di buon design che separano in modo non invasivo, definendo oasi all’interno delle quali sentirsi protetti e sereni.
In questa rassegna abbiamo selezionato alcune delle più recenti, valide e creative soluzioni per il distanziamento fisico.
Ormai viviamo tenendo a mente quel “un metro di distanza almeno” che riduce considerevolmente i rischi di contagio da covid-19.
In Giappone i bambini a scuola indossano cappellini dotati di “ali” da 50 cm ciascuna che ricordano loro il rispetto di quella sorta di bolla di sicurezza della quale ci dobbiamo circondare. Qualcuno propone di disegnare sul pavimento cerchi colorati con 2 metri di diametro.
Insomma dobbiamo cambiare i nostri comportamenti tenendo sempre conto di quella sfera di rispetto che ci circonda e ci salvaguarda.
E torna in mente la “Personal Bubble”, un’intuizione dell’inventore della prossemica Edward T. Hall, che -negli anni ’60- negò che il confine dell’uomo coincidesse con la sua pelle, ma riguardasse invece quel microspazio personale di dimensione variabile che ci circonda. Adesso la Personal Bubble si è concretizzata in un’area fisica reale.
Più che di barriere c’è bisogno di un ripensamento complessivo degli ambienti -macro e micro spazi- che tenga conto dei modi di lavoro che si sono consolidati negli ultimi anni, basati sulla collaborazione e l’interazione.
Negli anni ’80, quando ancora la barriera in cristallo era un must negli uffici postali, nelle banche in tutti i front office, l’eliminazione di questi schermi non fu solo un gesto formale, ma rappresentò la manifestazione di un nuovo modello di comportamento negli ambienti di lavoro, di definizione di un nuovo tipo di relazione tra il cliente e la banca/istituzione.
Sempre in quegli anni il famigerato “cubicle” tipico dei grandi open space americani venne messo in discussione, le proposte di arredo passarono dal “panel system” al “desk system”: la scrivania si liberò delle sue mura e finalmente lo sguardo si potè allargare verso orizzonti più ampi, anche metaforicamente parlando.

Oggi non si può scegliere la soluzione più semplice, alzando di nuovo barriere e tornando ai cubicle, facendo finta di niente. Nemmeno se il rispetto delle norme sanitarie è prioritario.
I cambiamenti delle nostre abitudini, dell’uso degli spazi e delle modalità di relazione con gli altri che il covid-19 ci impone (e ci imporrà anche per il prossimo futuro) rappresentano una sfida importante, ma anche un’opportunità per il mondo del design e per le aziende. Il concetto di distanziamento fisico può essere interpretato da nuove prospettive.
Abbiamo già evidenziato nell’articolo di Gabriele Masi “Assemblare barriere: risposte creative per suggerire nuovi percorsi” la necessità di un approccio creativo per evitare attributi statici e far si che la barriera non sia solo un impedimento fisico.
Nel corso del webinar “Nuove parole chiave per il workplace dopo covid-19” organizzato da WOW! con CBRE è inoltre emerso come la presenza di barriere e schermi di vario tipo anziché rassicurare le persone generi ansia perchè è il segnale evidente del rischio che ci circonda.

Invece il significato del tornare a lavorare in ufficio è quello di viverlo con serenità, sapendo che l’azienda si prenderà cura di noi che le interazioni con i colleghi sono ancora possibili, che la collaborazione e la condivisione di idee sono ancora fattori determinanti per l’innovazione.
Il workplace che vuole offrire benessere non deve limitarsi a rispettare le normative, ma creare quella sensazione soggettiva di “comfort zone” che non fa percepire rischi, solo in questo modo le persone potranno stare bene e ottenere performance di qualità.
La definizione di Alasdair A. K. White della comfort zone è esplicativa: “La condizione mentale in cui la persona agisce in uno stato di assenza di ansietà, con un livello di prestazioni costante e senza percepire un senso di rischio”.
Allora bisogna pensare a elementi che separano senza invadere i nostri ambienti e senza ricordarci la minaccia circostante.
Fatta salva la priorità della salvaguardia della salute, l’urgenza di trovare soluzioni in tempi brevi non giustifica le tante orribili proposte di barriere in plexiglass che stanno invadendo supermercati, front office e sportelli di vario tipo. Così numerose che il plexiglass è diventato quasi introvabile.
Ma se le prime risposte a un nuovo bisogno, spesso banali pannelli da pochi euro sollevati qualche centimetro dal piano di lavoro, non hanno considerato l’aspetto estetico, il periodo di lockdown è bastato ai designer e alle aziende più dinamiche per progettare e mettere in produzione soluzioni di qualità, che uniscono più performance, che entrano a far parte in modo armonico in uffici e ambienti collettivi.
Non va trascurato che, trattandosi di “dispositivi di protezione nei luoghi di lavoro” queste soluzioni godono del regime di credito d’imposta previsto nel Decreto Liquidità (art. 30 del D.L.08.04.2020 n.23.).

Queste immagini dimostrano che è possibile trasformare i pannelli divisori in oggetti con una valenza estetica. Le tipologie sono diverse e la creatività può suggerirne sempre di nuove.
Possono essere elementi free standing da terra, mettendo in rilievo il loro carattere temporaneo ed effimero.
Oppure essere posizionati sul desk top per trasformarsi in oggetti amichevoli con una funzione decorativa, grazie alla cura dei dettagli e a soluzioni intelligenti di design.
Possono essere integrati in modo armonico nei sistemi componibili di arredo affinché non siano invasivi e alternando pannelli ciechi e vetrati per aumentare la leggerezza ed evitare l’effetto “cubicle”.

La barriera può anche essere virtuale, non uno schermo ero e proprio, ma un elemento fisico divisorio che imponga la separazione senza essere percepito come limitazione.
La scelta dei materiali, possibilmente eco-sostenibili, deve privilegiare la facilità di pulizia e sanificazione.
Le proposte alternative prevedono anche la possibilità di dare vita alle barriere trasformandole in pareti vegetali. Oppure utilizzare le fioriere come elementi divisori.
La presenza della natura, è provato, è calmante e ha un effetto positivo sul buonumore. Le piante emanano una carica bioenergetica che contribuisce a ripristinare l’equilibrio psicofisico.
Le soluzioni selezionate in questo articolo privilegiano la qualità etica ed estetica: prodotti a basso impatto ambientale, oggetti piacevoli, rigeneranti, belli da vedere. Perchè “la bellezza salverà il mondo” e anche il workplace post pandemico.
Testo di Renata Sias
Rassegna prodotti
HW Style Moss Partition e divisori vegetali
Se a dividerci è la natura anziché un muro, la percezione è certamente positiva. Partendo da questa certezza la “Green Passion” di HW Style ha suggerito diverse soluzioni e su progetto può realizzare qualsiasi divisorio vegetale personalizzato.
Il progetto più recente non richiede alcuna manutenzione e può essere posizionato anche in aree prive di luce naturale: è lo schermo Moss Partition con struttura metallica, interamente ricoperto su entrambi i lati di lichene stabilizzato; in particolare, il lichene tridimensionale rende più vivace e dinamica la superficie e può essere composto su disegno.
Estel, Caring System (design Alberto Stella con R&D Estel)
Un panel system, facilmente sanificabile in ogni sua parte, che offre protezione fisica da trasmissioni di agenti patogeni dispersi nel’aria.
Una soluzione universale per qualsiasi postazione operativa, studiata per mantenere l’apertura visiva dello spazio e la trasparenza alla luce naturale, elemento fondamentale per il benessere delle persone. (Vedi articolo di approfondimento dedicato a Caring System).
Caimi Brevetti, Caimi Safe Design (design di Michele De Lucchi, Sezgin Aksu e Caimi Lab)
Nuova collezione design oriented che include diverse soluzioni sostenibili, intelligenti e versatili di schermi divisori modulari free standing.
L’utilizzo di tecnologie d’avanguardia garantisce il benessere e la massima igiene. I pannelli sono in policarbonato oppure in tessuto Trevira fonoassorbente e antimicrobico Bioactive. (Vedi articolo di approfondimento dedicato a Caimi Safe Design).

Emme Italia, Dissuasore e Paretina.
Linea di separatori dal design minimale: dissuasori in acciaio verniciato e schermi divisori (anche su ruote) con struttura metallica.

I pannelli sono disponibili in truciolare nobilitato, lamiera metallica, o in materiale plastico.

Codal, Palinsesto (design Fabrizio Bianchetti).
Pannello divisorio per scrivanie dal design sobrio che riunisce in un unico oggetto schermo protettivo, porta matite porta oggetti e porta fiori.
Una soluzione polifunzionale e versatile che consente di distanziare e garantire protezione individuale, ma che passata l’emergenza potrà continuare la propria funzione di porta oggetti sulla scrivania.
Codal, Presenza (design Fabrizio Bianchetti).
Figure ispirate alle persone si siedono, idealmente, con noi: un’idea semplice, un gesto artistico che restituisce un’immagine di piacevole compagnia pur sedendosi a distanza.
Le sagome sono realizzate in plexiglass, antiurto e non ingiallente; grazie a semplici elementi meccanici, possono essere installate anche su panche esistenti e rimosse secondo le necessità.

Mascagni, Sound System
Mascagni ha ulteriormente ampliato il programma di schermature del sistema Sound (schermi da scrivania, in appoggio o in aggancio, da scrivania o da terra; trasparenti, opachi o fonoassorbenti) che permette di suddividere lo spazio risolvendo il problema del riverbero acustico.
Le versioni in cristallo e in metacrilato sono affiancate dalle più performanti schermature in laminato e legno microforato fonoassorbenti con brevetto europeo. Il materiale plastico utilizzato per rivestire la superficie del materassino fonoassorbente permette la pulizia con qualsiasi detergente igenizzante di uso quotidiano. E’ disponibile anche nella versione “custom” personalizzabile. Veloce e semplice da installare, riposizionabile, evita interventi irreversibili.

Martex, Nucleo
Un interessante percorso di design thinking che parte dallo studio di una linea di prodotti esistente, cercando qualcosa che l’emergenza sanitaria ha reso obbligatorio. Le nuove circostanze rivelano che, se gli arredi sono realmente versatili, possono bastare piccole semplici modifiche al layout per risolvere le nuove problematiche.
Fare una scelta eco sostenibile, a volte, può significare reinterpretare prodotti esistenti, senza immettere sul mercato nuovi oggetti a tutti i costi.