
Dal vituperato open space ispirato alla catena di montaggio Tayloristica fino all’applicazione dei concetti della Lean Manufacturing, l’Ufficio-Fabbrica resta in voga, affiancato da altri modelli: Ufficio- Club, Ufficio-Teatro, Ufficio-Ristorante, Ufficio-Città, Ufficio-Entertainment che hanno connotato i più recenti workplace.
Luogo produttivo dall’identità incerta, l’ufficio dall’era industriale in poi ha sempre preso a modello altre “realtà”.
Il workplace impostato sui principi della fabbrica Tayloristica è l’esempio più evidente. La “catena di montaggio” dell’informazione – che per oltre un secolo ha avuto la carta come unico supporto- resta il concetto base anche nell’apparentemente caotica disposizione spaziale del Buerolandshaft (Landscape Office o Ufficio Paesaggio) proposto da Quickborner Team che si diffuse negli anni’70 in alternativa alla rigida ortogonalità dell’open space più tradizionale.
In anni più recenti, da quando cioè l’informazione ha adottato altri strumenti/tecnologie che hanno reso obsoleti i modelli canonici di ufficio, le fonti di ispirazione per l’ufficio 2.0 sono state le più varie.
Il più immediato modello di “nuovo” ufficio è –che paradosso!- il più antico ufficio in assoluto, la Bura (origine etimologica di Bureau, Burocrazia, ecc) ovvero quel panno di stoffa grezza che il mercante medioevale disponeva sul suo banco del mercato a fine giornata per dedicarsi al conteggio dei guadagni e iniziare l’attività amministrativa.
L’affascinate ritualità di quel gesto capace di trasformare lo stesso spazio –la bancarella- in secondario o terziario sembra la perfetta metafora del nostro modo di lavorare fatto di smartphone o tablet che possono ricreare l’ufficio in ogni luogo. La Bura, tuttavia non include l’altro elemento fondamentale del workplace odierno: la collaborazione. L’attenzione si sposta da “Io” a “Noi”. Allora ci si scatena a caccia di altre fonti di ispirazione.
Per esempio la Città, che dai tempi della Centraal Beheer di Herman Hertzberger è stata oggetto di svariate interpretazioni ed evoluzioni.
Anche il Teatro ispira: l’ufficio come involucro tecnologicamente predisposto con set variabili –singoli o di gruppo- adatti ad ospitare qualsiasi tipo di “rappresentazione”. Un meeting o un braistorming non sono in qualche modo la recitazione di ruoli ben definiti?
Altro modello, il Ristorante Self Service: si entra nell’ambiente si prende alla dock station il carrello o il vassoio con i documenti e i device che servono per svolgere le varie attività e ci si accomoda al posto di lavoro –singolo o di gruppo- che si trova libero oppure che era stato prenotato.
Resta in voga l’Ufficio Domestico mentre si generano anche gli Uffici Club, Pollaio, Alveare, Cella di Duffyana memoria (nel senso di Frank Duffy, uno dei fondatori di DEGW).
Ma il modello dominante più recente, quello che meglio rispechia la filosofia dello Smart Working, è sicuramente quello dell’Ufficio-Entertainment che non si fa mancare simboli e oggetti del tempo libero, del luogo di divertimento, del parco giochi… promotore assoluto di questo modello è, Google con le sue sedi in ogni parte del mondo.
Il gruppo di architetti svizzeri Camenzind Evolution. è certamente il promotore di questo modello di ufficio ad alto potere emozionale, che non applica solo negli uffici Google, ma anche in aziende più “seriose” come Credit Suisse o Unilever.
L’ambiente è ludico e sorprendente, abbondano biliardi e biliardini ma non ci si fa mancare la scivolo o il minigolf; dove lo spazio lo consente si crea un Garden Office, e si dotano le strutture di palestre, campi di basket, lounge e altri spazi per l’Ozio Creativo, per dirla con Domenico De Masi. Oppure semplicemente per l’Ozio che rilassa… può incidere positivamente anche questo sulla produttività.
Dopo tante metafore e divagazioni sul tema sembra però tornare in auge anche il modello Ufficio-Fabbrica, rivisto e corretto sul modelli di Toyota. L’applicazione dei principi della Lean Manufacturing ai flussi documentali e informativi e la definizione di processi snelli partendo dall’organigramma fino al lay-out spaziale è quanto propone in Italia Bonfiglioli Consulting.
Ottimizzare spazi e funzionalità riducendo i costi e gli sprechi, è ancora il concetto base del nuovo Ufficio-Fabbrica, con l’aggiunta di un nuovo dovere che l’etica e l’economia impongono: la sostenibilità ambientale. “Fare di più con meno”, il motto del Toyota Production System, può essere interpretato anche in un’accezione ecologica.
Testo di Renata Sias, direttore di WOW! Webmagazine
Didascalie
Foto in alto: Unilever, Schaffhausen, progetto di Camenzind Evolution, 2011 (Ph. Peter Würmli, courtesy Camenzind Evolution).
1 La Bura medioevale, primo esempio di ufficio nomadico e flessibile.
2 Open space negli uffici Johnson Wax Building di Frank Lloyd Wright (Racine, Wisconsin- USA 1936-39).
3 Un esempio di Buerolandshaft progettato da Quickborner Team negli anni ’70.
4 Centraal Beheer di Herman Hertzberger a Apeldoorn , The Netherlands, 1970-72.
5-8 Credit Suisse AG Zurich, progetto di Camenzind Evolution, 2010 (Ph. Camenzind Evolution).
9-12 Unilever, Schaffhausen, progetto di Camenzind Evolution, 2011 (Ph.Peter Würmli, courtesy Camenzind Evolution).
13-16 Google Israel Office, Tel Aviv, progetto di Camenzind Evolution, Dicembre 2012 (Ph. Itay Sikolski, courtesy Camenzind Evolution).