
Nuovo successo per il Salone del Mobile che registra + 12% di visitatori. Il tanto dibattuto nuovo layout “fluido” con ufficio diffuso e S.Project ha soddisfatto espositori e pubblico. Si confermano la sua forza attrattiva, l’altissimo livello qualitativo e la capacità di coinvolgimento. Gli stand sono sempre più spettacolari, ma i design addict lamentano la mancanza di segnali concreti di innovazione da parte delle aziende.
Il 58esimo Salone del Mobile, con la presenza di ben 2.418 espositori (34% esteri da 43 Paesi), chiude con l’affluenza record di 386.236 visitatori provenienti da 181 Paesi, (+12% di presenze rispetto all’edizione 2017 che abbinava Euroluce e Workplace3.0).
Come sottolineato dalla nuova denominazione “Salone del Mobile.Milano”, il legame con la città è sempre più forte, ben raccontato nell’installazione “De-Signo” in fiera e concretizzato anche negli eventi speciali (installazione Aqua, Concerto alla Scala, chiusura a Palazzo Marino).

Grande soddisfazione da parte del presidente Claudio Luti che dichiara “…Un successo globale ottenuto grazie anche al deciso e convinto supporto delle istituzioni – tra cui quello di ICE che ha riconosciuto nel Salone del Mobile.Milano un player fondamentale per lo sviluppo del made in Italy nel mondo – e di Confindustria che, per la prima volta nella sua storia, ha organizzato il Consiglio Generale all’interno della manifestazione, sottolineando la necessità di portare avanti un vero dialogo con la politica per supportare e rafforzare le imprese che, oltre a contribuire al successo della Manifestazione, rappresentano uno dei fiori all’occhiello dell’economia nazionale”.

Fuorisalone
Legame con la città significa anche Fuorisalone / Milano Design Week, manifestazione in costante crescita, che ha ormai invaso tutti i quartieri e le periferie milanesi.
1.348 eventi in 950 location, che hanno coinvolto 1.876 brand e 1.285 designer.
Dove l’installazione, vera ed esuberante protagonista, sopperisce spesso all’assenza di contenuti nel prodotto.
Fenomeno coinvolgente e decisamente attrattivo dal punto di vista turistico, ma estremamente dispersivo per chi voglia individuare nuove tendenze del design.
Anzi, direi che di design è rimasto poco…
Tante installazioni scenografiche senza relazione con il progetto industriale e un’infinità di paccottiglia senza valore – copie delle copie delle copie…- messa in mostra con qualche titolo di grande effetto che usa le parole in top list nei motori di ricerca ( e quest’anno anche Leonardo va forte!).
In ogni caso sembrano essere tutti soddisfatti se la gente si affolla ai buffet e resta in fila per vedere cose insignificanti!
Forse sono io ad avere una visione distorta del design…
Ufficio diffuso: soddisfatti espositori e visitatori.
Dopo tante critiche e qualche defezione -dovute più che altro alla gestione/comunicazione del nuovo layout e a “incidenti diplomatici”- si è dimostrata valida la scelta di distribuire nei diversi padiglioni le aziende produttrici di ufficio.
E’ mancato però qualcosa che facilitasse il visitatore nel percorso che univa le diverse aziende: forse sarebbe bastato identificare sul catalogo il Workplace 3.0 con la visualizzazione in pianta delle oltre 50 aziende, tra le quali diverse estere: un numero decisamente superiore rispetto alle aspettative.
Soddisfatti i produttori di ufficio, non solo quelli posizionati negli ambìti padiglioni 16 e 20, ma anche quelli presenti negli altri padiglioni, sempre e comunque molto più affollati, vivaci e propositivi rispetto alle ultime edizioni del Salone Ufficio.
Non è chiaro come questa soluzione potrà svilupparsi nel 2020, quando la convivenza con Eurocucina richiederà nuovi equilibri spaziali e la concomitanza con Orgatec potrebbe tradursi in un impegno economico eccessivo per le aziende.
Si vocifera addirittura che il prossimo anno prenderà vita una nuova manifestazione dedicata al Workplace. Per il momento si tratta di rumors…restiamo in attesa di comunicazioni ufficiali per dare eventuali aggiornamenti.
S.Project: fantastiche scenografie, ma senza un fil rouge.
La curiosità e le aspettative per il nuovo padiglione S.Project erano alte e sono state ampiamente soddisfatte grazie alla varietà delle tipologie produttive e alle scenografie spettacolari.
Principale punto di attrazione è stata B&B Italia (Design Holding con Flos e Louis Poulsen) con il gigantesco stand introdotto da uno stimolante percorso interattivo che illuminava le tappe principali nella storia dell’azienda e i suoi prodotti iconici affiancati alle caricature dei designer.
Immenso anche lo stand di Boffi e De Padova con laghetti abitati da piccoli coccodrilli tra un’ambientazione e l’altra.
E il livello – degli allestimenti e dei prodotti -degli altri espositori non è stato da meno.
Invece è risultata poco chiara l’identità di questo nuovo “S.Project”, senza un’apparente logica nella selezione delle aziende né un filo conduttore unificante.

Prodotti: altissima qualità, ma poca innovazione.
“Cosa c’è di nuovo? Cosa hai visto di bello?” è davvero difficile rispondere alle domande di rito dei giorni di fiera…
I prodotti nuovi ovviamente non mancano e nella stragrande maggioranza sono belli e realizzati con qualità, competenza e attenzione al dettaglio ineccepibili.
Si percepisce però la mancanza di qualcosa di assolutamente sensazionale, qualcosa che davvero si ricordi in questa edizione del Salone e possa diventare un nuovo masterpiece, dal punto di vista formale e soprattutto concettuale.
Lo confermano l’ispirazione più o meno dichiarata al design degli anni ’80 e al Bauhaus di cui ricorre il centenario, le numerose riedizioni -attualizzate talvolta da nuovi materiali- di prodotti iconici.
Chi nel design cerca qualcosa di più che risposte alle richieste del marketing sente la mancanza di quella forza che ha reso unico il Design made in Italy e che oggi sembra possiamo trovare solo negli oggetti esposti nel nuovo -e ovviamente molto discusso- Museo del Design.
Testo di Renata Sias
