
Nella zona Bicocca, ex quartiere industriale a nord di Milano, sorgeva un brutto edificio degli anni ’60, che ospitava gli uffici della storica Breda Siderurgica una costruzione banale, inaccessibile dall’esterno, inadeguata a nuovi bisogni come gran parte del patrimonio edilizio terziario dello scorso secolo.
Grazie a un intervento rigenerazione coraggioso – quasi eroico- messo in atto dal developer Giorgio Fischer e dai progettisti Balance Architettura, quel brutto anatroccolo ora è diventato lo sfavillante Superlab Bicocca, un edificio vetrato di 3 piani fuori terra, lungo 100metri e per questo già soprannominato il “Grattacielo Orizzontale”.
In occasione dell’inaugurazione, i vari piani dell’edificio hanno ospitato un progetto espositivo di opere d’arte contemporanea curato da Francesca Canfora che ne mette in risalto elevatissima qualità architettonica.
Giorgio Fischer utilizza il termine “spolpamento” per definire quel processo di messa a nudo delle strutture metalliche annegate nel calcestruzzo che si sono intraviste durante la demolizione; un rispetto della struttura originaria che ora è diventata l’elemento estetico caratterizzante di Superlab Bicocca, un edificio per uffici multitenant di 6500 mq che offre la flessibilità e la riconfigurabilità indispensabili per i luoghi di lavoro ibridi di ultima generazione.
L’obiettivo è stato quello di eliminare il superfluo e aggiungere solo il necessario, spiega l’arch Jacopo Bracco di Balance Architettura, portando alla luce e adeguando la bella struttura metallica, ingentilita da eleganti colori pastello diversi per ogni piano; lasciando in vista il basamento in cemento rovinato, come se fosse un reperto archeologico e poi coprendo tutto con una “scatola” di vetro, come fosse una teca.
E’ un progetto di riqualificazione che parte dalla sostenibilità (l’edificio sarà certificato LEED Gold) e dall’obiettivo di generare il benessere delle persone che lo abiteranno.
Questi sono stati i paradigmi fondanti fin dalle demolizioni per le quali si sono spesi ben 800 mila euro… Fischer sottolinea come, grazie invece a un approccio che non aggiunge niente di superfluo, per la prossima rigenerazione dell’edificio, che forse si renderà necessaria tra 50 anni, i costi e l’impatto ambientale dello smaltimento saranno infinitamente più bassi.
L’approccio green si concretizza in un edificio carbon free (l’energia necessaria proviene da pannelli solari e fonti rinnovabili), nel recupero dell’acqua piovana per l’irrigazione dl giardino (evitando anche gli allagamenti frequenti nella zona, con conseguente vantaggio per il territorio circostante), per agevolare la raccolta delle acque, le superfici di parcheggi, giardino e marciapiede sono permeabili; inoltre le superfici esterne, in particolare quella del tetto-terrazzo sono di colore chiaro per mitigare l’effetto isola di calore.
Il progetto architettonico non si è limitato a dare nuova vita alle strutture metalliche, ma è intervenuto sulla volumetria dell’edificio, valorizzando il seminterrato prima inutilizzato, trasformato ora in una luminosa hall di ingresso che affaccia sul giardino interno con reception, bar, aree lounge e sale conferenza.
I tre piani superiori sono diventati open space dell’incredibile personalità, inondati di luce naturale, dove il calcestruzzo originario un po’ scrauso è scaldato da rivestimenti e porte in betulla naturale.
Il mood industriale è enfatizzato in molti dettagli -come lamiere zincate grecate e tubazioni a vista- e nei bagni che ripropongo i lunghi lavandini e l’acciaio tipici delle fabbriche.
Anche i sofisticati corpi illuminanti di Erco sono perfettamente in tema con l’atmosfera peculiare di questi ambienti.
Agli originari tre piani dell’edificio (ciascuno di 1650 mq che può ospitare circa 150 persone, sono stati aggiunti sia il piano inferiore dedicato agli incontri e alle attività di collaborazione sia l’ultimo piano del rooftop verde che sarà utilizzato nella bella stagione come ufficio outdoor.
Il rapporto tra interno/esterno è cambiato radicalmente anche al piano terra dove si è generata una nuova osmosi tra il giardino interno di 2700 mq – che prima era nascosto- e il fronte strada con il marciapiede e un giardino di 700 mq; due oasi verdi con piante autoctone e selvatiche che ospitano anche posti auto.
Il nuovo intervento architettonico , infine, si mostra attento al genius loci. Nella scelta dei materiali per l’innovativa facciata – quasi una pelle iridescente- si lascia ispirare dall’eredità delle aziende storiche del territorio circostante: la Breda per il ferro, la Pirelli per la gomma e la VetroBalsamo per il vetro.
La facciata -un progetto sperimentale brevettato da Balance Architettura- è realizzata in vetro e montanti in gomma siliconata trasparente che modifica le sue sfumature in base alla luce esterna, lasciando in vista lo scheletro metallico ingentilito da tenui colori.
Per Superlab, edificio dotato di così forte personalità, lo studio di communication design Bellissimo ha studiato un’identità visiva d’impatto e altrettanto legata al territorio. Colori vibranti e un carattere tipografico ad hoc per rendere unica la corporate image di un luogo unico.
Testo di Renata Sias
Foto in apertura e chiusura di Chiara Ferrando