Andrea Montuschi, presidente Great Place To Work Italia, sintetizza i dati emersi dalle survey svolte durante il periodo di lock down per l’emergenza corona virus; indagini svolte sulle aziende clienti, ma anche attraverso un questionario online che GPTW ha offerto gratuitamente come contributo per una crescita delle aziende dopo la pandemia.
Come si sono comportate le aziende in questo periodo di impropriamente chiamato “smart working”?
I dipendenti hanno dato risposte decisamente positive, ma forse il motivo è che in questo momento di crisi le aspettative si sono abbassate.
L’osservatorio privilegiato di Great Place to Work offre la panoramica di come si sono comportate le aziende in questo periodo di emergenza sanitaria e smart working forzato.
Innanzitutto è interessante notare che anche durante il lock down molte compagnie hanno svolto indagini sul clima aziendale.
Oltre ai dati relativi a questa minoranza di aziende eccellenti, ci sono anche le risposte al questionario messo online gratuitamente da GPTW, aperto a tutti non solo alle aziende clienti.
“Come GPTW non potevamo offrire aiuti sanitari, quindi abbiamo offerto strumenti per ascoltare le persone e i loro bisogni” spiega Montuschi.
Dal campione che ha risposto alle survey emerge un’immagine positiva: le aziende si sono mosse bene, velocemente e con efficienza.
A esclusione dei settori più pesantemente danneggiati dal covid-19, gli altri settori non si sono fermati, si sono riorganizzati velocemente per andare avanti e i dipendenti mostrano positività.
Alcuni dei casi eccellenti e le pratiche che le aziende hanno adottato durante la crisi sanitaria sono anche stati presentati nel webinar “Pratiche eccellenti delle migliori aziende ai tempi del covid-19” incluso nel programma di incontri virtuali organizzato da GPTW.
Dal confronto con le indagini svolte da GPTW negli altri paesi Europei, emerge che questa visione positiva dei dipendenti è generalizzata e non riguarda solo l’Italia.
Allora il tema è lo scarto tra ciò che i dipendenti vedono intorno e le loro aspettative: in questo momento le aspettative sono basse per tutti.
Chi risponde ai questionari è qualcuno che ha un computer e probabilmente sta lavorando da casa e in questa fase basta avere un lavoro per essere contenti.
Stiamo vivendo una situazione che rende difficile l’analisi oggettiva, ma fornisce dati inequivocabili su ciò che le persone si aspettano dall’azienda dopo la fase 2, 3, 4…
La risposta è Smart Working.
Nella sua accezione corretta, ovvero non come imposizione ma come libertà di scelta, libertà di lavorare anche da casa.
Ora che anche le aziende più restie hanno dovuto accettare e applicare il remote working, il timore dei dipendenti è che le aziende tornino alla situazione pre-covid invece di fare tesoro di ciò che di positivo l’emergenza ci ha portato.
Adesso per le aziende è il momento del ripensamento; è necessario investire nell’implementazione del vero smart working e nel cambio culturale che non è stato possibile nei mesi scorsi.
E va anche persa in considerazione l’ipotesi di riconsiderare in modo più ergonomico la postazione home office (anche se purtroppo i provvedimenti ministeriali non prevedono bonus o incentivi economici per l’acquisto di sedie ergonomiche per la postazione domestica).