
Personalizzare l’interior design in base alla corporate culture e alle aspettative del committente, ottimizzando lo spazio in base alle sue caratteristiche: gli uffici CBRE a Roma offrono un esempio dell’approccio al progetto dello studio e45, in una varietà di layout e di setting che trovano il mood comune nei principi dello smart working.
La pianta di forma allungata, con numerosi vincoli strutturali e lunghi corridoi dell’edificio storico, vicino alla stazione ferroviaria di Roma, che ospita gli uffici CBRE, ha costituito una sfida per lo studio e45, ma anche un’occasione per mettere alla prova nuove e diverse soluzioni di design.
Il progetto è improntato sulla corporate culture di CBRE, azienda leader nella gestione e commercializzazione di centri commerciali, outlet, retail e entertainment park, fin dalla reception: i banchi sono stati sostituiti da un’accogliente coffee area, dove è possibile preparare o organizzare meeting informali o rilassarsi su divani che aumentano la sensanzione di home feeling. Uno spazio fortemente brandizzato dal logo CBRE in rilievo su una parete in muschio, con una doppia funzione decorativa e di fonoassorbenza. L’attenzione alla riduzione del rumore è testimoniata dalla presenza nei diversi ambienti dei pannelli Caimi Brevetti.
All’interno, invece, piattaforme di metallo riproducono attraverso tutto l’ufficio i testi delle canzoni dedicate alla città eterna.
Il progetto punta anche ad ottimizzare le caratteristiche dell’edificio, trasformandole da vincoli in opportunità. È il caso, ad esempio, dei corridoi, pensati come punti di incontro dove si possono scambiare idee, anche attraverso le lavagne posizionate sulle pareti.
L’open space in cui sono state posizionate le postazioni lavorative si caratterizza per un design semplice, con scrivanie Kinnarps regolabili in altezza e armadietti personali in ottica di postazioni mobili e desk sharin, mentre Cardex ha fornito gli arredi.
Nei circa 600 mq di spazio sono stati ricavati anche un’area cucina e una sala relax attrezzata con arredi, mentre tutti gli spazi, dalle sale riunioni ai phone boots, sono stati equipaggiati con dispositivi per le videoconferenze.
Testo di Gabriele Masi.
Foto di Matteo Zanardi.