
Designer poliedrico, Enzo Berti è nato, vive e lavora vicino a Venezia, città che ha fortemente segnato il suo percorso professionale. All’Accademia delle Belle Arti di Venezia è infatti iniziata la sua formazione che traspare nel design essenziale che lo contraddistingue, capace talvolta di ripensare completamente la forma o la funzione di un oggetto.
Come nel caso del pianoforte ZB200 disegnato per Zanta, che avremo modo di apprezzare nei tre WOW! Piano Concert 2019.
Anche se a partire dagli anni ’80, dopo avere frequentato il Corso superiore di industrial design presso la Facoltà di Architettura di Venezia, si focalizza sul disegno industriale, in ogni suo progetto traspare la sua formazione artistica.
Come rivelano gli schizzi espressivi dai quali, attraverso un processo di affinamento, si generano i progetti, la sua sensibilità per i materiali tradizionali (legno, vetro, marmo, pietra, ferro) e il suo amore per la cura del dettaglio delle lavorazioni artigianali che reinterpreta abilmente nel linguaggio del design contemporaneo e con il segno essenziale che lo contraddistingue.
Talvolta si ispira ad altri settori e approda a soluzioni dinamiche e innovative.
Questa sua abilità gli è valsa diversi premi internazionali, tra i quali il Compasso d’Oro ADI 2014 per la lampada Bitta (prodotta da Torremato/Il Fanale Group) “per aver aggiunto funzionalità a un oggetto tradizionale e simbolico, rinnovandolo in modo discreto”.
E nel 2018 la Menzione d’Onore del Compasso d’Oro per ZB200: altro oggetto tradizionale – il pianoforte- che attraverso un totale ripensamento viene rinnovato nella sua forma e funzionalità.
Lavora per molti importanti marchi, come designer e come art director (Kreoo Lapalma, Torremato), non solo nel settore del furniture e lighting design (casa, ufficio e collettività).
Anche se non ama concedere interviste, ha risposto alle nostre domande per la rubrica Ways Of Designing: essenziale nelle parole come nel design.

Achille Castiglioni ha detto “Bisognerebbe progettare partendo da quello che non si deve fare”. Secondo te, che cosa non dovrebbe essere fatto quando si progetta?
Quando si progetta bisognerebbe fare di tutto e di più, l’importante è rimanere se stessi come sostiene Rudyard Kipling nella poesia Se (Lettera al figlio).
Chi è stato il tuo Maestro?
Più che un singolo Maestro, penso che il mio riferimento sia stato un “periodo”, ossia la prima generazione del design italiano che ha visto protagonisti designer come Magistretti, Castiglioni, Sottsass ecc.
Quali elementi ed esperienze hanno caratterizzato il tuo approccio al design? E quali prodotti meglio lo rappresentano?
Credo che la mia prima vera esperienza nei confronti del design sia rappresentata da Magis, ideata a meta degli anni ’70 con Perazza, Martin e Bressan.
In quell’occasione più che il prodotto è stata una filosofia di pensiero ad influenzare la prima collezione, ossia la provvisorietà, il poter trasformare gli oggetti a seconda delle proprie mutevoli esigenze.
Lavori in diversi mercati e settori. Applichi lo stesso modello progettuale anche per aziende diverse?
L’approccio progettuale rimane lo stesso, ma è il metodo che si deve adattare al prodotto.
Ci sono contaminazioni culturali ed elementi comuni tra i diversi settori nei quali progetti?
Un elemento in comune che lega i settori nei quali progetto è dato dal ruolo rivestito dai materiali, che crea una sorta di contaminazione culturale, un forte legame sensoriale e figurativo con la natura e i suoi elementi.
Che impatto hanno sulla progettazione del prodotto i nuovi stili di vita e di lavoro delle generazioni più giovani?
Nell’elaborazione di un progetto bisogna sempre tenere conto del cambiamento degli stili di vita e dell’insorgere di nuove esigenze, però mi piace pensare che, al di là dei mutamenti storici e sociali, rimaniamo sempre esseri umani, indissolubilmente legati alla natura e alle suggestioni che essa ci propone ogni qual volta entriamo in suo contatto, nella percezione del tatto, nelle forme e nei profumi.

Come è cambiata la visione del workspace negli ultimi anni e quali evoluzioni e scenari ti aspetti per l’ufficio e i ways of working nel prossimo futuro?
Penso e spero che gli ambienti di lavoro diventeranno sempre meno rigorosi e che si possa lavorare serenamente, che i luoghi di condivisione siano valorizzati e diventino centrali.
Come è nata l’idea di riprogettare il pianoforte? Non credi che in fondo questo strumento sia una “workstation” molto speciale?
Penso che il pianoforte sia una “stazione di benessere” piuttosto che una stazione di lavoro: permette di fare e vivere la musica quindi di avvicinarsi all’Universo.
L’idea di riprogettare questo strumento è nata perché credo che sempre più abbiamo bisogno di provare emozioni e valori che purtroppo si stanno perdendo: la scommessa è stata rimettere in discussione l’idea di pianoforte tradizionale, creando una nuova veste e un suono inedito.

Didascalie
Bitta, Torremato; lampada da esterno ispirata dalla bitta nautica per l’ormeggio.Premio Compasso d’Oro ADI 2014.
Milo, DVO; sistema di madie su basamenti e contenitori pensili, agganciati ad una barra retroilluminata che permette la massima libertà compositiva. Nella foto con il tavolo Noto, sempre di DVO, che riprende l’idea del classico tavolo da lavoro su cavalletto.
C Zone, DVO; sistema di partizioni orientabili fonoassorbenti dall’alta flessibilità compositiva per la definizione degli spazi, è completato da pouf, poltrone lounge e piani di lavoro.
Ryo, Lapalma; un siedimpiedi free standing o da parete che ha funzione di appoggio defatigante più che di vero e proprio sgabello.
Alcuni prodotti disegnati per Fattore: collezione di pouf in vetro soffiato Bolle, sistema di sedute imbottite Quid e Tricò, una famiglia di tavoli con struttura in metallo e piano in marmo o vetro.
ZB200, Zanta; un nuovo concetto di pianoforte, rivisitazione formale e strutturale dello strumento classico. La mancanza della tradizionale ansa determina un notevole aumento di superficie e di potenza, ottenendo un suono amplificato rispetto agli altri pianoforti. Menzione d’Onore Compasso d’Oro 2018.
Seduta per collettività Paro, DVO. Pochi elementi costruttivi per ottenere la massima semplificazione dal punto di vista produttivo e di assemblaggio.