L’obiettivo del webinar organizzato da Unispace “Business as unusual” e selezionato nella rubrica WOWbinar, è stato quello di porre domande a interlocutori diversi per capire come manager, professionisti, studiosi stanno vivendo questo momento e cosa succederà una volta superata questa prima fase di transizione e si dovrà entrare nella fase x.
Come sarà il ritorno ad una nuova normalità perchè indubbiamente questa emergenza ha cambiato per sempre il nostro modo di lavorare.
Unispace, società internazionale focalizzata unicamente sugli spazi ufficio, ha fornito alcuni spunti di riflessione partendo da qualche cenno storico su come i workplace siano cambiati nel corso del tempo a seguito dei processi di evoluzione sia tecnologici che culturali o come nel caso attuale per rispondere a un’emergenza, come quella del corona virus, che mai ci saremmo immaginati di dover affrontare.
Il dibattito è proseguito con i relatori invitati:
Alice Valsecchi, People & Culture Specialist per Bending Spoons;
Elia Bodellini, HR Director South Europe per Konica Minolta;
Francesco Faccin, Industrial Designer per Studio Francesco Faccin;
Luca Lomazzi, Country General Manager per Shiseido Italia;
Michele Faioli, Professore Associato di Diritto del Lavoro all’Università Cattolica di Milano e consigliere esperto CNEL;
Si è affrontato il tema della conformità dei luoghi di lavoro a regole di sicurezza volte alla mitigazione del rischio di contagio e sembra che la strada più plausibile sarà quella di fare affidamento sulle tecnologie, per esempio con app per prenotare la presenza in ufficio, sale riunioni e spazi di supporto in genere nonchè zone filtro per la rilevazione delle temperatura corporea, ecc.
Si è accennato alla possibilità di creare spazi di coworking di quartiere per poter usufruire di tecnologie di cui non si dispone a casa e perchè no…postazioni e sedie ergonomiche.
Rimane comunque il fatto che alcune funzioni all’interno delle aziende (come per esempio i sales) che basano la loro attività su una dimensione relazionale e i rapporti diretti con il Clienti rimangono fondamentali per creare nuove opportunità di business.
Si è quindi parlato di ambienti di lavoro come spazi di socialità, veicoli di comunicazione, luoghi di emozione che rappresentano la cultura aziendale ed esprimono il brand, spazi quindi dove vivere un’esperienza.
Indubbiamente poi abbiamo assistito ad una svolta nell’utilizzo di alcune tecnologie. Le call che una volta erano in grande maggioranza solo audio ora sono in video e quindi mondi che prima erano intimi e personali ora si svelano…
Quante volte abbiamo visti bimbi comparire alle spalle dei nostri interlocutori e se prima era quasi motivo di imbarazzo oggi è diventato invece qualcosa di molto umano, molto vero.
Sul sito del Comune di Milano è stato pubblicato un documento intitolato “strategia di adattamento” dove fra gli altri vengono citati alcuni concetti come “Mantenimento dello smart working e riorganizzazione dei tempi della città”. Ma si tratta anche di riorganizzare gli approcci e la cultura aziendale, smart working non significa equipaggiare lo staff di un laptop ed installare programmi di instant chat e video call.
Certamente si deve provvedere a un equipaggiamento tecnologico ma si deve appoggiare un modello lavorativo flessibile, orientato sugli obiettivi, si devono semplificare i processi e si deve imparare ad investire sulle persone e dar loro fiducia, aumentare il senso di responsabilità, fare in modo che si prendano dei rischi.
Questo è sicuramente per i progettisti un periodo di domande più che di risposte, possiamo ipotizzare come sarà lo spazio del futuro, farci delle idee ma forse dovremo ripartire quasi da zero: sarà come un ritonare a scuola.
L’approccio, come quello di Unispace, che si basa sulla stretta collaborazione con il Cliente e sulla assoluta personalizzazione degli spazi sulle effettive esigenze di ogni azienda sarà ancora più vincente perchè mai come domani saremo più diversi.
Testo di Elena Caregnato, Principal Design Unispace.