Come coordinare nel workplace post-pandemico le istanze che dell’ufficio contemporaneo? Come mettere insieme l’esigenza psicologica e normativa dell’igiene con i temi del benessere, della user experience, della community o della flessibilità organizzativa? Per rispondere a queste domande, abbiamo selezionato nella rubrica WOWbinar il webinar organizzato da Progetto CMR e Copernico per la presentazione di Workcare, un protocollo pensato per le aziende finalizzato a offrire strumenti per gestire gli spazi di lavoro rendendoli sicuri, accoglienti, dinamici e sempre nel rispetto delle normative.
Distanziamento e telelavoro: in questa pandemia da corona virus la gestione sanitaria, anche a livello aziendale, è stata e continua ad essere soprattutto “spaziale”. Ora, nella fase attuale del graduale ritorno in ufficio, lo spazio diventa ancora di più la piattaforma chiave per gestire l’organizzazione.
Se è vero che lo spazio va ripensato perché è cambiata la modalità di relazionarsi e di produrre e perché deve rispondere a norme precise, è vero anche che, come ha detto Alessandro Roj, Head of Business Development di Progetto CMR, non bisogna commettere l’errore di modificare gli uffici di fretta, senza pensare a chi e a come venga svolto il lavoro al suo interno.
“Gran parte del nostro lavoro viene fatto prima, attraverso l’intervista, in cui indaghiamo come le aziende si sono organizzate e come lavorano e dove si domandano qual è la reale necessità di spazio di cui hanno bisogno. Inoltre, si trovano a dover ripensare il modello operativo, per andare verso un vero smart working e non un remote working fine a se stesso (come quello che spesso si è visto durante la pandemia da corona virus). Le aziende devono prima capire bene come funziona questo nuovo modello operativo”.
Accanto a questo tema, come ha spiegato Massimo Tarabusi, Acquisition & Project Design di Copernico, non dobbiamo lasciare indietro tutte quelle piccole conquiste che hanno rappresentato l’evoluzione dello spazio di lavoro negli ultimi anni.
Sono per esempio i temi della user experience e del benessere, di una visione olistica dello spazio di lavoro, come luogo di ergonomia fisica e mentale, una piattaforma di incontro, di ibridazione e di facilitazione.
Accanto a questi – nell’evoluzione dell’azienda moderna focalizzata sull’attività core e che organizza il proprio business sempre più in un sistema di rete e in outsourcing – innovazione, velocità, flessibilità, scalabilità e acquisizione di sempre nuovi talenti che aumentino la diversity all’interno del team sono parole chiave rese ancora più evidenti nella loro importanza dal periodo del lockdown. Come la tecnologia, fattore abilitante e fondamentale per l’agilità, la resilienza e la gestione della community all’interno dell’organizzazione. Di fatto è proprio il tema della community quello più messo in crisi dalla situazione attuale e sui cui le migliori aziende hanno lavorato maggiormente.
“Dobbiamo tornare ad incontrarci. L’innovazione e la modalità efficiente del lavoro non può escludere l’incontro fisico”, ha concluso Massimo Tarabusi prima di presentare due interessanti soluzioni tecnologiche pensate da Copernico: le app Procurami, dedicata ad una più facile selezione dei servizi in outsourcing, e Nico, dedicata alla gestione e alla scoperto di contatti, alla condivisione e agli strumenti per facilitare la connessione nell’ambiente digitale.
Il messaggio finale è ottimista: se da una parte la pandemia è stata un acceleratore di processi già in atto, dall’altra ha spinto compagnie ad andare oltre l’impensabile: chi riteneva impossibile il modello organizzativo basato sullo smart working o sistemi di lavoro delocalizzati, è riuscito durante la pandemia a sperimentare il contrario.
Come ha dichiarato Susanna Di Vincenzo, Business Development Manager di Econocom Italia, intervenuta per portare l’esperienza della propria azienda, in questa fase del graduale ritorno in ufficio “avremo consapevolezze diverse e nuove abitudini che ci possono portare all’innovazione e ad accoglierla con modalità inusuali, ma serenamente. A ciò che abbiamo colto con un senso di obbligatorietà, ora ci siamo adattati: l’uomo è un animale che si adatta, questa è una caratteristica che dobbiamo sempre tenere in conto”.
Testo di Gabriele Masi.