
“Come fare design eco-friendly?” Questa è la domanda che ha animato il dibattito e ha dato il titolo al panel organizzato da Herman Miller e moderato da WOW! al primo Milano Green Forum. La risposta è nella capacità di saper cogliere l’interazione: in primis tra le dimensioni del building, dell’arredamento, del prodotto e dei processi, ma anche l’interazione con lo spazio e con il tempo, tra sostenibilità ambientale e sostenibilità umana, e tra tecnologia e natura. Bisogna in una parola, capire di essere “ecosistema”.
Il termine eco-friendly non è solo la trasposizione inglese del termine di derivazione greca biofilia, ma ne rappresenta l’altro lato della stessa medaglia: se eco-friendly, anche per quanto riguarda il design e l’architettura, si riferisce a tutto ciò che abbia come obiettivo la cura e il rispetto per l’ambiente, biofilia, come definito dal suo ideatore teorico Edward Wilson, si riferisce alla “tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali”.
Sono questi due dei temi che sono emersi durante il panel “Come fare design eco-friendly?” al primo giorno del primo Milano Green Forum, tenutosi dal 12 al 14 settembre.
Come ha dichiarato l’architetto Giuseppe Tortato, all’inizio del suo intervento: “In questo momento il mercato sta tracciando l’ambiente e la sostenibilità, e io direi sfruttiamo il momento per fare un passaggio ulteriore e garantirci una qualità di vita maggiore”.
Lo ha dimostrato, ancora una volta, la storia di Herman Miller, esposta da Simona Giacalone, Specifier Account Manager, dall’importanza, sostenuta dal fondatore De Pree, del “contributo all’umanità” che deve dare un prodotto, all’HQ americano Green House, fino all’esperienza del Team 53, nato da un gruppo di dipendenti per convincere gli alti dirigenti a conferire priorità alla questione ambientale all’interno della pianificazione aziendale.
E lo abbiamo approfondito grazie a Giuseppe Benini di UL, azienda leader nel settore della certificazione indipendente, che ha ribadito come sia imprescindibile oggi lavorare non solo sui materiali, ma anche sui processi per raggiungere un livello adeguato di sostenibilità del prodotto.
Tra tutti i concetti chiave sulla sostenibilità di prodotti e processi che UL ha racchiuso in SPOT, il più grande database informativo online sulla sostenibilità di prodotti e arredi per gli addetti ai lavori, quello ne è emerso uno che ha fatto da trait d’union a tutti gli interventi: quello di interazione.
Infatti, un design eco-friendly non può non tenere conto di questa dimensione teorica e pratica sfaccettata e complessa che abbraccia tutti i livelli del design del mondo del lavoro: i prodotti di design interagiscono con l’ambiente rilasciando nell’aria le particelle che lo compongono, i prodotti stessi, come le piante medicinali del Vertical Farming per l’ufficio di Hexagro, presentati da Alessandro Grampa, diventano efficaci solo nell’interazione con i soggetti che li vivono, e gli stessi soggetti sono chiamati a ripensare le modalità di interazione tra loro e con lo spazio, nelle nuove configurazioni di ambienti di lavoro e della nuova mobilità, come ha bene illustrato Luca Brusamolino, HR e Consultant di Workitect.
La dimensione dell’interazione, inoltre, acquisisce una importanza fondamentale anche nel lavoro e nelle parole di Giuseppe Tortato e in particolare nella dimensione dell’interazione con i sensi e con il tempo, come testimoniano i progetti milanesi dell’Arcadia Center, Econocom e La Forgiatura.
Non solo Tortato ha parlato dell’importanza di saper rigenerare gli edifici in un’ottica di eco-sostenibilità, ma di saper progettare degli edifici che “invecchiano bene” o addirittura in grado di “auto-estinguersi” e ritornare natura, non degli “edifici smartphone” che, per quanto belli, divengono obsoleti subito dopo qualche anno.
Infine, importante è ricordate il ruolo della tecnologia, paradossalmente lo strumento che permette la costruzione di un nuovo rapporto con la natura: se il progetto di Hexagro sfrutta l’agricoltura aeroponica progettata dalla Nasa, la progettazione architettonica sfrutta sempre di più tecnologie integrate che permettono di implementare monitoraggio e la manutenzione di un edificio; se Herman Miller e UL rispettivamente sfruttano le ricerche chimiche e sui materiali per costruire prodotti sempre più eco-friendly, da una parte, e per rendere la certificazione degli stessi più esigente ed accurata, dall’altra, non solo i designer ed architetti utilizzano lo stesso smartphone per scegliere il prodotto che garantisce migliori standard di sostenibilità per le certificazioni, ma anche per decidere quotidianamente il loro luogo di lavoro e come raggiungerlo nel panorama della sharing economy.
Testo di Gabriele Masi.