
La sedia – o meglio seduta nella sua più ampia accezione- resta indiscutibilmente un oggetto capace di stimolare la creatività.
Al mondo “ci sono più sedie che culi”, per citare il Maestro Bruno Munari, ma i designer continuano ad esserne fatalmente attratti (dalle sedie!).
E nonostante l’incitamento di un altro grande Maestro, Ettore Sottsass, che suggeriva “bisognerebbe progettare nuovi culi piuttosto che altre sedie”, ogni fiera, settimana o evento di design è l’occasione buona per concepire e presentare al mercato qualcosa di inedito.
Anche l’ultimo Salone del Mobile e annessa Milano Design Week 2022, non hanno fatto eccezione.
Non è il design di nuovi fondoschiena a risvegliare la più sfrenata inventiva, né, molto spesso, il semplice restyling formale. Le proposte più singolari nascono da un’analisi dei nuovi modi sedersi: sono finiti i tempi in cui la mamma ci faceva stare seduti “composti” con due libri sotto le ascelle e anche quelli della proto-ergonomia che per i lavoratori indicava una – e una sola- “postura perfetta”.
Avete mai visto un Millennials lavorare con un lap top? l’idea di comfort rivela visioni diverse .da quelle delle generazioni precedenti… Impossibile non rimanere sorpresi dalle infinite posizioni/contorsioni che si possono assumere (non a caso Sedus ha editato Workasutra una interessante guida alla consapevolezza della varietà di modi possibili).
La diffusione dell’home working ha dato un forte slancio a questo filone e le proposte più intriganti nascono proprio da un ripensamento dei nuovi possibili utilizzi e delle nuove funzioni che possono essere integrate nell’oggetto deputato al sedersi -difficile trovare una definizione per questi complementi di arredo che travalicano ogni idea di sedia/pouf/poltrona tradizionale.

Al Salone del Mobile, si sono visti alcuni esempi di questo sovvertimento concettuale.
A partire dal sempre sorprendente Denis Santachiara che per Campeggi ha progettato Smarte, un piacevole pouf compatto che all’occorrenza si apre e diventa una seduta basculante per lavorare in ginocchio.
E sullo stesso concetto di tipo scandinavo, sempre al Salone, ma con aspetto formale completamente diverso, Quadrifoglio presenta Moon, disegnata da Serena Papait per offrire una sensazione di leggerezza e di assenza di gravità.
Sulle proprietà di questi pouf – inginocchiatoi, che senza dubbio alleggeriscono il carico sulla colonna vertebrale e liberano la compressione del diaframma, ci sarebbe però da discutere perchè il carico del peso spostato sulle ginocchia non è benefico per la circolazione del sangue… quindi in ogni caso vanno intesi come sedute temporanee “alternative” alle sedie “normali”.

Altro filone concettuale è quello del connubio tra seduta e acustica che è andata ben oltre la tipologia poltrone cocoon che già da diversi anni arredano le aree lounge degli uffici.
Ancora Campeggi ci sorprende con la scultorea Gea di Emanuele Magini, una avvolgente e protettiva sedia-letto ispirata dalla ricerca della privacy.
Decisamente innovativa e sperimentale è la ricca collezione di sedute componibili di Caimi (Napwork, design Paola Navone- Otto Studio; Cilindro, design Claudio Bellini; Snoworking, a+b design; Volumi, design Caimi Lab) che grazie alle tecnologie Snowsound si trasformano in strumenti per il comfort ambientale e il benessere: sono infatti capaci di attutire il rumore e schermare l’inquinamento elettromagnetico.
Acustica e tecnologia sono anche il cuore di Silente, sviluppata da Luxy in collaborazione con Tangity (NTT DATA), che integra un sistema di gestione del suono capace di creare per l’utente una zona di comfort acustico.
Anche negli allestimenti del Fuorisalone le nuove idee sul tema sedute non mancano.
Una visione gioiosa del workplace ha generato Tommy, sedute passepartout per smart working e lounge area di Basaglia + Rota Nodari per Viganò, isole attrezzabili in due diversi diametri accessoriabili con tavolino o pannello fonoassorbente dalla forma grafica.
Il riciclo e riutilizzo di materiali di scarto è stato lo spunto per proposte più “estreme” come la No Waste Chair, esposto a Palazzo Turati alla mostra Masterly.
Il progetto di laurea al l’HMC (Wood and Furnishing College) dell’olandese Kees Dekkers restituisce valore a materiali inutili con l’intento di creare consapevolezza e indurre cambiamento ( tutte le sedie sono oggetti unici in vendita a vari prezzi da 5000 a 2000 euro).
Altre sedute “radicali” dall’immagine forte generate da un mix di provocazione, intuizione e denuncia erano in mostra da Base alla mostra We Will Design.

Human Mould di Matthieu Henry “il corpo nutre l’oggetto tanto quanto l’oggetto nutre il corpo. Chi modella chi quando il divano che abbiamo costruito ci costringe a sederci? sostiene il performer designer di queste sedie auto-generate.
E’ di Korina Vrettou la doppia seduta per adulto e bambino Social Impact, componibile realizzata in legno che dà alla sedia la dimensione virtuale di casa.
Modulare è anche il rude sistema di poltrone gonfiabile Bolaero di Tommaso Mirabella Roberti.
Per finire, un tocco di pura poesia è offerto dalla textile designer Christine Snedker, l’autrice di Balls Form Knit, un progetto che indaga sul ruolo elevato del tessile nell’interior design e tesse oggetti trasformabili che offrono una prospettiva diversa sulle forme che può assumere un “supporto anatomico basato su un’interazione audace”, una definizione che bene esprime un modo altro di concepire la seduta.
Testo di Renata Sias
