
Sintesi della WOW! Jelly Session sul tema “Qual è l’ufficio ideale per le nuove generazioni?” ospitata da Herman Miller a Milano.
Atmosfera positiva, flessibilità, libertà di scelta, spazi di relazione, ambienti on demand che cambiano come set teatrali, la possibilità di divertirsi, di essere felici, di coltivare le proprie passioni e anche l’attenzione alla qualità fisica dello spazio di lavoro.
Questi alcuni tra i principali fattori per un workplace che renda felici le giovani generazioni.
Non è casuale che la l’incontro si sia aperto con un tema trasversale e intergenerazionale: la Felicità.
Di Felicità come strategia e di pratiche per un’organizzazione positiva ha parlato Daniela Di Ciaccio (il suo intervento è sintetizzato nell’articolo “ Felicità prima di tutto e per tutti.” dopo avere sottolineato che il 66% dei millennials si dichiara insoddisfatto dell’azienda per la quale lavora: cresciuti in un contesto social e di agilità, non riescono ad accettare di lavorare all’interno di organizzazioni rigide, gerarchiche e competitive con un clima ostile che genera ansia.
Una fotografia di chi siano questi millennials e di che cosa si aspettino dal luogo dove lavorano ci viene offerta da Andrea Montuschi che ha presentato i risultati di un’indagine svolta da Great Place to Work sui giovani con dati significativi di che cosa apprezzano e che cosa vorrebbero cambiare nella propria azienda (i risultati dell’indagine sono sintetizzati in questo articolo): contano per esempio l’atmosfera positiva, la flessibilità, la possibilità di equilibrare vita lavorativa e vita personale, ma anche la qualità fisica dello spazio di lavoro che l’11% dei giovani vorrebbe fosse diverso.
All’incontro è presente anche Zeta Service, azienda che da GPTW ha ricevuto il riconoscimento di Best Workplace for Millennials 2018 che ha come motto “Un’ora al giorno almeno bisogna essere felici”.
Ed è l’HR Arianna Muliello a illustrare cosa rende tanto soddisfatti i dipendenti di Zeta Service, età media 34 anni e 60 % millennials.
Lavorano in open space ma con scrivanie assegnate che possono essere personalizzate a piacere; spazi mai piatti e monotoni, dunque.
A tutti è data la massima libertà di scelta, di spostarsi in sale riunione e altri ambienti quando serve maggiore concentrazione e privacy.
Gli spazi sono gestiti in modo flessibile senza prenotazioni o regole rigide.
Insieme a scelta e flessibilità un’altra parola chiave rende felici i dipendenti: Condivisione.
Ogni dipendente si sente coinvolto in un progetto comune più grande. E sono tante le iniziative e le attività che Zeta Service implementa coerentemente con la sua filosofia, perchè la coerenza è qualcosa che i giovani esigono.
Un ufficio diverso, come?
La ricerca svolta da Herman Miller proposta da Simona Giacalone indica alcuni fattori che vanno considerati per prevedere come dovrà essere l’ufficio del futuro.
1. La connessione è una priorità, tuttavia i giovani saranno sempre più abili nel separare vita lavorativa e vita privata. Saranno in grado di scegliere quando disconettersi e pretenderanno dovunque la flessibilità -di tempo e di spazio- che la connessione rende possibile.
2. Nonostante la connessione e le tecnologie digitali, il rapporto umano assume un valore sempre maggiore. L’ufficio deve diventare un magnete che attrae e focalizza energie, permettere gli incontri faccia a faccia in ambienti capaci di connettere fisicamente le persone.
3. La cultura dell’immediatezza, la necessità di velocità nell’ottenere quello che si desidera, porta i giovani a pretendere “subito” anche ambienti riconfigurabili che sappiano adattarsi a esigenze diverse e ai gusti personali.
4. La possibilità di scegliere e di cambiare sono fattori che generano la maggiore soddisfazione.
Ognuno vorrebbe creare il proprio ufficio ideale, secondo l’umore del momento. Questo è possibile anche grazie alla realtà virtuale: per esempio la App Sensify, permette di ricreare l’ambientazione che si desidera: un bosco o il mare o qualsiasi scenario si ritenga stimolante.
5. Le tecnologie ci offrono la possibilità di lavorare dovunque, ma non è possibile avere in ogni luogo le tecnologie e le condizioni di comfort che ci permettono di lavorare nelle migliori condizioni.
Così si ipotizza le diffusione di piccoli uffici decentralizzati collocati per strada, Office pod nomadi a disposizione per i nomadic workers.
Mario Colombo di Herman Miller sottolinea come, anche all’interno della definizione di “giovani” esista una varietà di tipologie attitudinali che hanno esigenze diverse.
Uno studio ha individuato, per ciascuna fascia di età, percentuali diverse di Driver, Guardian, Pioneer e Integrator.
Solo con la massima flessibilità si può rispondere una così alta variabilità.
Idee, esperienze e spunti di riflessione
Le esperienze dei presenti offrono nuovi spunti, in particolare sull’aspetto “personalizzazione” si accende il dibattito.
Come far convivere l’esigenza di workstation condivise e la flessibilità della struttura organizzativa con il senso di appropriazione del proprio “territorio”?
Come sposare la clean desk policy con la personalizzazione che risulta una delle esigenze principali?
L’esigenza di personalizzazione e di scelta rischia di essere banalizzata se si limita però a qualche oggetto personale sul piano della scrivania.
Giuseppe Tortato pensa a un “cubicolo” fornito in kit che il giovane possa costruirsi per personalizzare il proprio workplace.
E ipotizza di sostituire “il” workplace con un “percorso” di luoghi diversi che il giovane possa trovare a sua disposizione durante la giornata, soluzione questa che unirebbe divertimento, libertà di scelta e voglia di cambiare.
Secondo Jacopo della Fontana l’ufficio inteso come aggregatore di socialità dovrebbe offrire anche una flessibilità e trasversalità temporale: le nuove generazioni vogliono lavorare quando vogliono, non solo da casa; perchè siamo ancora legati alla chiusura serale?
Cristiana Cutrona si sofferma sull’attitudine dei giovani a svolgere più lavori contemporaneamente: vogliono poter fare il cuoco e l’esperto informatico e si aggregano su obiettivi temporanei. Il workplace deve considerare anche questa esigenza.
Per Fantozzi l’ufficio serviva a una sola funzione, oggi serve un Ufficio- Cinecittà, con arredi come set e scrivanie mobili.
Forse per questo motivo i coworking hanno un appeal sempre più forte, come spiega Danilo Schipani di Copernico.
Il coworking può soddisfare in modo sofisticato il desiderio di socializzazione dei giovani, può consentire a gruppi diversi di essere contaminati da altre realtà, altre aziende e altre funzioni per accelerare il business e la propria crescita professionale.
Può garantire formazione, occasione di progetti comuni, lounge e ristoranti che evitano l’isolamento, ma anche pause di riservatezza e momenti di concentrazione.
Usando la metafora del caffè: posso berlo da solo per svegliarmi al mattino oppure farlo diventare un’occasione per socializzare, dipende dal contesto.
E ci sono imprese come Reti, spiega Lorenzo Beliusse, strutturate su misura dei giovani come se fossero dei coworking, ma aggiungendo il valore dell’identità corporate, la possibilità di riconoscersi nella propria azienda.
L’organizzazione ha tenuto conto del work-life balance, risultato da un questionario l’esigenza più importante.
La sfida è stata quella di offrire un ambiente di lavoro con la massima attenzione ai giovani e alle loro passioni.
Anche il progetto architettonico e il layout, spiega Elena Ciapparelli progettista all’interno di Reti, nascono da questa attenzione, dall’osservazione di come si lavora, dall’ascoltare le persone per capire che cosa serve loro e che cosa le stimola:
Soprattutto spazi di condivisione, conviviali, per incontrarsi e per parlare di ciò che a loro interessa: parlare di parapendio, di giochi, di cucina e di degustazione di vini, per esempio. E spazi per le biciclette!
Ma anche corsi di formazione per farli crescere nelle loro passioni e offrire un palcoscenico dove possano esprimersi e mostrarsi agli altri.
Lo dicono anche le neuroscience: noi esistiamo nella relazione.
Strutturare l’azienda come fosse un coworking?
Dunque l’azienda ideale per i giovani deve essere strutturata come un coworking? Questo è possibile anche per una grande azienda?
L’esperienza di Fastweb, raccontata da Luciana De Laurentiis risponde a questi interrogativi e abbatte anche qualche pregiudizio.
Innanzi tutto sfatiamo un mito: anche i giovani sono resistenti al cambiamento, però impiegano poco a cambiare abitudini.
Pe tutti è stato difficile liberare la scrivania dai propri oggetti personali; ora la personalizzazione della scrivania è contenuta nel salvaschermo, ma nessuno sembra soffrirne, perchè questo “svantaggio” è compensato dal poter scegliere non solo il desk, ma anche le diverse aree; se vuoi spazio alcova o l’area meeting per incontrare altri o l’open space.
Ogni spazio è sempre tua disposizione. E lo spazio esce anche dai confini del building grazie a una contaminazione esterno/interno che si attua per esempio con con eventi sui temi più diversi in pausa pranzo, aperti ai dipendenti e anche alla cittadinanza: dalla lettura dell’Iliade a conversazioni su Adriano Olivetti o sulla Realtà Virtuale…
L’azienda matura, che si prende cura dei dipendenti e punta sulla motivazione può offrire di più rispetto al coworking: il senso di appartenenza, l’orgoglio di essere parte di una famiglia.
La possibilità di contribuire a realizzare risultati per me e per gli altri, l’occasione di creare relazioni sane e positive.
La centralità dell’ufficio sono le persone, una leadership che riesca a stimolare la positività, il riconoscersi in quello she si sta facendo.
Gli spazi vanno interpretati sulla base di queste visioni e forse anche il progetto non deve considerare solo l’architettura, ma l’atmosfera.
Ci sono aspetti che incidono sul piano emozionale e vanno ben oltre il luogo fisico; valori che, per tornare al punto di partenza, hanno a che fare con la Felicità.
Report a cura di Renata Sias
WOW! Ringrazia chi ha dato vita alla Jelly Session:
Mario Colombo (Sales Director Herman Miller)
Simona Giacalone (Specifier Account Mngr Herman Miller)
Daniela Di Ciaccio (founder 2BHappy)
Andrea Montuschi (presidente GPTW)
Cristiana Cutrona (architetto, Revalue)
Jacopo della Fontana (architetto, D2U)
Giuseppe Tortato (architetto Studio Tortato)
Elena Ciapparelli (architetto, Reti)
Luciana De Laurentiis (Institutional Relations Fastweb)
Lorenzo Beliusse (MKTG director Reti)
Arianna Muliello (HR Generalist Zeta Service)
Danilo Schipani (Chief Marketing Officer Copernico)