
Dopo avere frequentato il Master IM ed essersi diplomati nel 2009 alla Design Academy Eindhoven, i due designer italiani Simone Farresin e Andrea Trimarchi, hanno scelto di rimanere in Olanda.
Ad Amsterdam hanno fondato il loro studio Formafantasma, un nome che è già una dichiarazione di intenti, come spiegano loro stessi: “Si riferisce al modo in cui lavoriamo che non è guidato da un esercizio di forma ma basato sulla ricerca. La forma è il risultato di un processo. In questo senso può cambiare di volta in volta.”
Per la sua rubrica “Ways of Designing”, WOW! propone dei veri pionieri del restorative design, impegnati sul tema della gestione degli scarti elettronici.
Da 10 anni Formafantasma lavora in modo coerente su temi spesso inesplorati dal Design. Ricerche sperimentali sui materiali, l’importanza delle tradizioni locali e l’approccio critico alla sostenibilità sono i pilastri del loro design.
Hanno collaborato con alcuni tra i più importanti brand della moda e presto sono diventati famosi a livello internazionale; i loro progetti sono stati esposti in alcuni tra i più importanti musei al mondo, tra cui MoMA, London’s Victoria and Albert, New York Metropolitan Museum, Chicago Art Institute, Centre Georges Pompidou a Parigi.
In Italia, oltre ai progetti per Flos, hanno recentemente presentato alla Triennale di Milano “Broken Nature” il loro meta-progetto Ore Streams, una collezione di arredi per ufficio nati dall’analisi sull’attuale sistema di gestione dei rifiuti nonché significativo esempio di restorative design.
Achille Castiglioni ha detto “Bisognerebbe progettare partendo da quello che non si deve fare”. Secondo voi, che cosa non dovrebbe essere fatto quando si progetta?
Non si dovrebbe fare Design basato sulla moda; Design basato sul proprio ego; Design come espressione di desideri individuali; Design per divertirsi; Design per vendere di più; Design come gadget.
Chi è stato il vostro Maestro?
Enzo Mari. Ovviamente un Maestro capace di formare è quello che sviluppa le tue idee, che fa in modo che tu impari, ma anche che lo lasci per andartene. Non amiamo mai del tutto i nostri Maestri.

Quali elementi ed esperienze hanno caratterizzato il vostro approccio al design? E quali prodotti meglio lo rappresentano?
Siamo molto orgogliosi di Ore Streams. Il progetto è stato sviluppato per la Triennale NGV della National Gallery of Victoria di Melbourne e per la Triennale di Milano “Broken Nature” a cura di Paola Antonelli.
Inizialmente volevamo concentrarci sull’estrazione di minerali perché l’Australia è ancora uno dei pochi Paesi al mondo con un’economia ancora in gran parte basata sull’estrazione mineraria.
Volevamo studiare la relazione tra l’approvvigionamento dei materiali e la loro trasformazione in prodotti. La superficie terrestre è stata minata per millenni alla ricerca di risorse come metalli e minerali per soddisfare le nostre esigenze di produzione.
In effetti, la forgiatura del metallo ha cambiato il corso della storia: il bronzo ha permesso agli umani di armarsi e l’oro ha facilitato il commercio locale e quindi globale. Anche in questo preciso momento, nuove miniere vengono scavate, mentre i siti di scavo esistenti vengono abbandonati o riempiti di nuova terra: una ricompensa superficiale.
La nostra avidità umana per i metalli è cresciuta a tal punto che entro il 2080 le maggiori riserve di metallo non saranno sotterranee, ma saranno in superficie sotto forma di lingotti immagazzinati in edifici privati oppure fatti circolare all’interno di prodotti come materiali da costruzione, elettrodomestici e arredi in un mercato di prodotti elettronici in continua crescita.
Per questo motivo ci siamo focalizzati sul riciclo dei metalli; perchè nel prossimo futuro la maggior parte dei materiali avrà provenienza da fonti riciclate.
Ovviamente questo è grandioso, tuttavia sulla superficie del nostro pianeta, fiumi di minerale sotto forma di materiali di scarto scorrono liberamente come in un continente continuo e senza confini.
Gli sforzi per riciclare questo complesso patrimonio di hardware sono recenti e a tutt’oggi inesplorati e controversi.
Saranno messe in atto nuove strutture logistiche, tecnologie e alleanze tra Paesi per consentire il rinnovo dei metalli con la spesa più bassa. Con questo spostamento, l’industria mineraria sarà permanentemente modificata.
Entreremo in una nuova fase, in cui il frugare tra i rifiuti in superficie supererà il valore degli scavi sotterranei per la materia prima.
Abbiamo deciso di concentrarci specificamente sull’e-waste perché al momento è il flusso di rifiuti in più rapida crescita a livello globale.
Inoltre, a causa della complessità del riciclaggio degli strumenti digitali, molti di questi prodotti vengono spediti illegalmente nei Paesi in via di sviluppo dove spesso non sono in atto tecnologie e normative sul riciclaggio.
Questo è ovviamente un problema sia per l’ambiente che per il lavoratore.
Perchè e come il design deve tenere in considerazione il problema dei rifiuti elettronici?
La mostra alla Triennale comprendeva un’animazione con rendering 3D per visualizzare possibili strategie per la riparazione e il riciclaggio dei componenti elettronici, tenendo conto delle tecnologie di riciclaggio attualmente in atto e delle limitazioni delle strutture nei Paesi in via di sviluppo.
Vi darò alcuni esempi: una tendenza comune nell’elettronica è la miniaturizzazione dei prodotti.
Ciò ha aumentato l’uso già diffuso della colla per fissare i componenti al fine di risparmiare spazio.
La progettazione di oggetti con sistemi di connessioni e fissaggio di minimo ingombro può quindi garantire la separazione dei materiali.
Il problema più comune sia per il riciclaggio nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo è la rimozione di batterie e componenti pericolosi.
L’uso di tecnologie di riconoscimento visivo nella selezione dei rifiuti ha un grande potenziale ma rimane inesplorato.
I cavi elettrici sono comunemente rivestiti in gomma nera. Però a causa del colore scuro e dell’opacità della superficie, non vengono riconosciuti dai rilevatori visivi. Una scelta di design semplice come l’uso di gomma colorata o una superficie ruvida, potrebbe migliorare notevolmente il riciclaggio del rame utilizzato nei cavi elettrici.
Troppo spesso i rifiuti elettronici non sono etichettati con informazioni sulla loro composizione materica. Lo sviluppo costante di nuovi polimeri rende difficile identificare i materiali e separarli con precisione.
Nei Paesi in via di sviluppo, vengono utilizzati metodi rudimentali e spesso tossici per determinare cos’è un materiale, ad esempio la combustione viene utilizzata per comprendere la composizione di un materiale in base al modo in cui si scioglie e al colore delle fiamme.
Come risposta, immaginiamo uno scenario in cui gli oggetti vengano consegnati ai riciclatori con un passaporto di materiale digitale incorporato sotto forma di un codice QR e di un codice colore universale.
Dunque Ore Streams è un progetto complesso di cui gli oggetti presentati in Triennale sono solo una piccola parte?
Sì, Ore Streams non è solo una raccolta di oggetti. I video in realtà sono più importanti.
Di recente abbiamo creato il sito web OreStreams.com dove raccogliamo gli oggetti ma anche tutti i video che abbiamo sviluppato e le interviste che abbiamo condotto in modo da rendere disponibili tutte le nostre ricerche per gli altri.
La principale forza trainante del riciclaggio dei rifiuti elettronici è il recupero dei metalli preziosi utilizzati nei circuiti stampati, come argento e oro.
Il singolo utente (odiamo la parola consumatore) non è responsabile del riciclaggio diretto dei rifiuti elettronici poiché questi oggetti contengono componenti pericolosi che devono essere gestiti da professionisti.
Tuttavia ciò che è molto importante è assicurarsi di consegnare l’elettronica rotta ai produttori o ai centri di raccolta in città.
In questo momento solo il 30% dell’elettronica viene correttamente riciclata mentre il resto o finisce negli impianti di riciclaggio sbagliati o esportato illegalmente nei Paesi in via di sviluppo.
La maggior parte delle persone ignora che l’Unione Europea ha chiaramente legiferato sulla responsabilità del riciclaggio dei rifiuti elettronici a carico dei produttori. I produttori dovrebbero dunque essere responsabili della raccolta dei componenti elettronici in disuso.
Che impatto hanno sulla progettazione dei prodotti i nuovi stili di vita e di lavoro delle generazioni più giovani?
Non non siamo particolarmente interessati alle semplicistiche idee sociologiche promosse dal marketing. Speriamo solo che queste nuove generazioni si trasformino da consumatori a cittadini, come spesso sostiene Paola Antonelli.
Come è cambiata la visione del workspace negli ultimi anni e quali evoluzioni e scenari ti aspetti per l’ufficio e i ways of working nel prossimo futuro?
Per molto tempo il modo di lavorare basato sulla circolazione delle informazioni è stato l’unico modo di procedere.Ancora oggi è lo stesso, ma c’è sempre più desiderio di privacy.
L’open space si è trasformato in un incubo e vediamo già un ritorno a modi di lavoro più privati e individuali.

Didascalie
Wireline di Flos utilizza il cavo di alimentazione come caratteristica del design. Appiattito per assomigliare a una cintura di gomma e appesa al soffitto, il cavo contiene un’estrusione di vetro nervato con una sorgente luminosa LED.
Nel linguaggio dei materiali, la lampada gioca sul contrasto tra la sensazione industriale della gomma e la raffinatezza del vetro.
Ore Streams è un’indagine sul riciclaggio dei rifiuti elettronici, sviluppata nel corso di tre anni (2017-19) e commissionata da NGV Australia e Triennale Milano. Il progetto si avvale di una varietà di media (oggetti, video e animazioni) per affrontare l’argomento da più punti di vista. L’obiettivo è offrire una piattaforma di riflessione e analisi sul significato della produzione e su come il design potrebbe essere un agente importante nello sviluppo di un uso più responsabile delle risorse.
ExCinere di Dzek è una raffinata collezione di piastrelle in cenere vulcanica smaltata adatte sia per interni che per esterni. Dopo oltre tre anni di ricerca e sperimentazione sull’Etna, si è arrivati alla produzione di un componente architettonico che sfrutta appieno le proprietà materiali della lava vulcanica. “L’Etna è una miniera senza minatori; si scava da sola per offrire le sue materie prime. “
