
Una delle conseguenze della pandemia da corona virus è stata quella di consolidare l’osmosi tra spazi lavorativi e spazi abitativi: se prima l’home stava diventando una caratteristica sempre più diffusa negli uffici, oggi, dopo l’esperienza del telelavoro da lockdown, l’ufficio è entrato in casa a livello tecnologico e di design.
Durante il webinar organizzato da All Around Work, Lorenzo Maresca (Sedus), Marco Predari (Universal Selecta) e Michelangiolo Bernabei (Xoffice) si sono domandati quale sarà l’impatto nell’ “Office contract e distribuzione post emergenza”. Abbiamo inserito gli spunti più interessanti nella nostra rubrica WOWbinar.
“Le aspettative dei dipendenti sono oggi quelle di continuare a lavorare da casa, almeno in buona parte. Noi di Sedus, produttori di sedie da più 150 anni, come prima cosa abbiamo costruito Work a sutra, un piccolo documento di consigli sull’ergonomia di come lavorare da casa, come fare, quali attività e in quale modo. La casa stava già entrando nel settore ufficio, oggi è il contrario. Così ci siamo inventati dei prodotti da casa: abbiamo inventato una scrivania 80x50cm, e altri prodotti ergonomici che vanno bene per piccoli spazi”.
Lorenzo Maresca, managing director Sedus, ha così presentato lo sforzo dell’azienda di far fronte ai nuovi trend portati dalla situazione post pandemica.
“Io credo veramente in un retail che sia attivo, in grado di dare conoscenze e risposte ai propri clienti, basato sull’espressione di una esigenza e di un rapporto di fiducia”.
“È ovvio che abbiamo dei nuovi concorrenti come l’e-commerce o Ikea, ma stiamo facendo delle convenzioni con le aziende, e la fiducia è veramente la chiave di tutto.
Abbiamo realizzato dei prodotti per la casa, li abbiamo inscatolati e li abbiamo consegnati a casa dei dipendenti. Inoltre abbiamo inventato una piccola app di realtà aumentata per vedere come il prodotto ufficio starebbe in casa tua: non è sempre facile fare entrare dei prodotti ufficio negli appartamenti, dipende dallo stile di ognuno”, ha proseguito Maresca.
Un’esperienza simile a quella di Google, da anni capofila del cambiamento dei ways of working, che ha messo un budget a disposizione dei propri dipendenti per acquistare un kit che consentisse loro di lavorare bene da casa. In Italia, quello che manca, secondo Marco Predari, co-ideatore di All Around Work, è ancora l’aspetto di incentivazione: “un bonus del posto di lavoro da portarsi a casa che darebbe uno slancio al settore e una maggiore opportunità di benessere per chi lavora da casa”.
Il ruolo della tecnologia, come ha già dimostrato il WOWbinar Condeco, è fondamentale nella gestione del rapporto sempre più simbiotico tra spazi di lavoro e spazi abitativi. Se l’Italia è ancora un po’ indietro nell’utilizzo dell’IoT per la gestione degli spazi, il mondo dell’illuminazione negli ultimi anni si stava già specializzando nel monitorare le presenze nei workplace con l’obiettivo quello di ridurre i costi.
E incentrato sulla tecnologia è stato l’intervento di Michelangiolo Bernabei, CEO di Xoffice: “Avremo un totale reset del nostro approccio al lavoro e per questo dobbiamo avere una tecnologia adeguata: stiamo lavorando con alcune aziende sul riconoscimento facciale o QR code per gestione dei flussi e tracciamento all’interno degli spazi.
La tecnologia aiuta anche ad identificare quali ambienti sono da sanificare: come nei laboratori di biochimica ci saranno zone pulite e zone sporche, ma il problema resta anche nella diversità tra i nuovi e i vecchi materiali degli arredi, che sono più difficilmente sanificabili. Stiamo aiutando le aziende che hanno degli elementi vecchi per renderli operativi anche per il post-covid, ad esempio attraverso pellicole antibatteriche. La direzione quindi è quella della prenotazione degli spazi e del riconoscimento facciale, nonostante i rigidissimi protocolli di privacy”.
Oggi, però, tra ambiente di lavoro e domestico è arrivato il momento di trovare un nuovo equilibrio osmotico: dall’home office si deve passare non solo al ritorno in azienda, ma almeno ad un lavoro agile, con arredi funzionali e tecnologie adeguate, in una situazione italiana che sta evolvendo in maniera peculiare rispetto a quella di altri contesti.
“La maggiore diffusione di home working si registra in Inghilterra, dove la maggior parte delle persone non ha più voglia di andare in ufficio e soprattutto a Londra dove c’è un vero problema di mezzi pubblici per arrivare in centro: ci sono addirittura aziende che dicono che riapriranno a Febbraio”, conclude Maresca. “Le aziende inglesi stanno dotando i dipendenti di monitor e sedia ergonomica. Il minimo indispensabile. Non si scherza né con gli occhi né con la schiena”.
Testo di Gabriele Masi.