
L’acronimo di You Only Live Once, diventato virale grazie a una canzone dal rapper Drake e analizzato da Kevin Roose sul New York Times, dopo la pandemia si è trasformato a livello mondiale in una vera e propria corrente di pensiero e in un valore che orienta anche le scelte lavorative.
Le aziende che si stanno riorganizzando per il rientro in ufficio non devono trascurare che le scelte degli smart worker saranno fortemente influenzate dall’approccio YOLO: si vive una volta sola!
I più accesi sostenitori della filosofia di vita e di lavoro YOLO, ovviamente, sono i giovani Millennials e Z Generation, i più esigenti di esperienze che li coinvolgano e li arricchiscano non solo economicamente, i più determinati verso l’obiettivo del “benessere lavorativo”, i più inclini ad assumersi rischi, a osare e prendere decisioni “coraggiose”.
Ne consegue una propensione ad abbandonare il tradizionale lavoro d’ufficio, soprattutto se poco gratificante, a favore di attività free lance e micro imprenditoriali.
Dopo avere collaudato su larga scala lo Smart Working (o, per essere più precisi, il Lavoro da Remoto) i lavoratori non sentono la necessità di “tornare alla normalità”: una normalità della quale hanno potuto constatare tutte le contraddizioni e criticità.
Grazie al ruolo imposto di Smart Worker, gli ex colletti bianchi hanno sperimentato la soddisfazione di acquisire competenze nuove, la capacità di gestire autonomamente il tempo e gli impegni, di lavoro e personali.
E soprattutto il momento drammatico del covid è stato l’occasione per stabilire nuove gerarchie di valori e per ridimensionare le priorità di vita, con una netta propensione verso il work-life balance.
In molti si sono spostati fuori dalle grandi città per avvicinarsi alla natura e abbassare il livello di stress.
E’ finita l’era del lavoro come sacrifico, della cultura basata sul “lavorerai e partorirai con dolore”.
Dalla forma mentis YOLO derivano i fenomeni della Great Resignation, del Big Quit (un’indagine condotta da Microsoft a livello mondiale nel 2021 rivela che il 40% dei dipendenti sta pensando di lasciare il lavoro dipendente) e una generale riluttanza al rientro in ufficio.
Il peso di questo fenomeno è tale che Kevin Roose parla addirittura di YOLO Economy.
Le aziende devono essere consapevoli che il ripensamento dell’ufficio in epoca di YOLO Economy va concepito su approcci e basi diverse.
E’ ormai chiaro che il lavoro individuale e di concentrazione si potrà compiere da casa o da altre location in remoto, mentre si svolgeranno in ufficio le attività in team, di brainstorming, di collaborazione, di formazione.
I dipendenti criticano l’uso eccessivo di video call, di telefonate e meeting virtuali in orari extra lavorativi, sentono la mancanza delle interazioni e dei rapporti sociali.
Eppure sono restii al back to the office… nel migliore dei casi le aziende registrano il cosiddetto “picco del mercoledì”, ovvero la tendenza a spostarsi in ufficio solo nei 2 o 3 giorni centrali della settimana, trasformando i bellissimi headquarters in un desolante deserto negli altri giorni.

Abbiamo provato a sintetizzare in modo più concreto le caratteristiche che il workplace dovrebbe avere per facilitare il rientro in ufficio anche per chi manifesta l’attitudine YOLO, perchè suona anacronistico sentire ancora parlare di part time orizzontale o verticale, di lavoro agile per un numero prestabilito di giorni alla settimana.
Il workplace post pandemico non può quindi che essere ibrido, smart, sostenibile, flessibile, accogliente, biofilico, pensato per vivere, lavorare, collaborare all’insegna del nomadismo digitale, del benessere e -perchè no- della felicità.
La flessibilità di tempi e luoghi, l’autonomia e un’organizzazione non gerarchica e non basata sul controllo solo i principali punti cardine insieme all’adeguamento tecnologico e alla qualità ambientale, ma non meno importanti sono gli aspetti emozionali.
In pochi sono disposti a rinunciare a un lavoro che lasci spazio alle proprie attitudini e passioni.
L’ambiente di lavoro deve essere ridisegnato come luogo dove ci si possa sentire privilegiati e coccolati, come spazio che accoglie le persone e anche la natura, dove trascorrere momenti di benessere.
La riduzione delle persone presenti contemporaneamente in sede, lascia inevitabilmente libere ampie superfici che prima erano occupate da scrivanie e che si prestano a diventare punti di forza e di attrazione di un nuovo modello di ufficio che taglia definitivamente il cordone ombelicale dalla sua origine tayloristica.
Un ufficio dove si desidera andare perchè in altri luoghi non si sta così bene; dove si offrono bevande e snack, un’area ricca di vegetazione, per rilassarsi o fare pilates insieme; una sala per la musica o per giocare, o un laboratorio dove mettere in pratica i propri hobby.
Magari anche un orto indoor che ha bisogno delle nostre cure e che ci rende impazienti di vedere se i pomodori sono maturati.
Dio sta nei dettagli – diceva Mies- forse anche il benessere. E tanti dettagli sono necessari affinché i seguaci della filosofia YOLO provino il desiderio di ritornare in ufficio.
Testo di Renata Sias
