
E’ stata come sempre ricca di stimoli e di contenuti l’edizione 2022 del convegno dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano intitolato “Il Lavoro del Futuro al Bivio”; oltre ai risultati della ricerca OSW22 ha fornito risposte concrete su quali siano oggi le strade da percorrere per implementare modalità di lavoro positive, sostenibili, inclusive, collaborative e finalizzate al benessere, all’engagement e al raggiungimento dei risultati.
Anche se in costante aumento nelle grandi imprese, un inevitabile lieve calo post pandemico dello smart working si è registrato in Italia nelle PMI e nella PA; in totale il numero di smart worker si attesta su circa 3,6 milioni con previsioni di crescita nel 2023.
Per la prima volta la survey ha identificato tre diversi profili di smart worker e analizzato i costi energetici e i vantaggi economici dello smart working: risparmio di 600 euro/anno per i dipendenti e di 500 euro/anno a postazione per l’azienda.
Non sono mancate le sorprese: il lavoro da remoto senza flessibilità registra livelli di engagement e di benessere più bassi non solo rispetto a chi fa Vero Smart Working, ma anche rispetto alle modalità tradizionali dei lavoratori on-site.
Assegnato a Storeis lo Smart Working Award 2022.
Ha aperto i lavori Umberto Bertelè, Chairman degli Osservatori Digital Innovation, con una lucida panoramica mondiale sugli scenari in atto nel mondo del lavoro che avranno sempre più forti ripercussioni sul settore immobiliare residenziale e sulla metropoli che deve saper offrire un livello più alto di nuovi servizi e trasporti.(il report di questo intervento sarà pubblicato da WOW nei prossimi giorni).
Smart Working, sostenibilità ambientale e risparmi economici.
Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working, ha posto l’attenzione sulla fase delicata nella quale ci troviamo dopo i due anni di pseudo smart working imposto dalla pandemia, sull’impossibilità di tornare indietro e sulla necessità di fare con urgenza scelte importanti che devono andare oltre il lavoro da remoto che ha permesso di gestire le emergenze e supportare il work-life balance dei dipendenti.
Ora serve un ripensamento dell’organizzazione del lavoro; applicare il “vero Smart Working significa attuare un cambiamento più profondo, incentrato sul lavoro per obiettivi e una digitalizzazione intelligente delle attività”.
Il prof Corso ha poi dedicato altri dati e riflessioni relativi all’impatto dello Smart Working sulla sostenibilità economica e ambientale, valutando i tre principali aspetti: Commuting, Utilizzo degli spazi domestici, Utilizzo degli spazi dell’organizzazione.
Le conclusioni valutano che l’impatto dello Smart Working è sempre più positivo per effetto dell’aumento dei costi energetici: un lavoratore che operi due giorni a settimana da remoto risparmia in media circa 1.000 euro/anno per effetto della diminuzione dei costi di trasporto. Nella stessa ipotesi di due giorni alla settimana di lavoro da remoto l’aumento dei costi dei consumi domestici di luce e gas può incidere però per 400 euro/anno riducendo il risparmio complessivo a una media di 600 euro/anno.
Lo Smart Working consente una riduzione dei costi potenzialmente più significativa per le aziende: lasciare ai dipendenti libertà di svolgere le proprie attività lavorative fuori sede per 2 giorni a settimana permette di ottimizzare l’utilizzo degli spazi isolando aree inutilizzate e riducendo i consumi, con un risparmio di circa 500 euro/anno per ciascuna postazione. Se a questo si associa la decisione di ridurre gli spazi della sede del 30%, il risparmio aumenta a 2.500 euro/anno a lavoratore.
Risultati della ricerca OSW22: il punto di vista delle imprese.
I dati della ricerca OSW22 sono stati illustrati da Fiorella Crespi, Direttrice dell’Osservatorio SW, che ha presentato il punto di vista delle imprese.
Il numero di smart worker scende a 3.570 milioni rispetto ai 4.070 del 2021, ma si stima una crescita a 3.630 milioni nel 2023, con un rilancio nel Pubblico.
Cresce lo Smart Working nelle grandi imprese italiane, ormai presente nel 91% delle organizzazioni (rispetto all’81% nel 2021), mediamente con 9,5 giorni di lavoro da remoto al mese e iniziative complete con totale flessibilità di tempo, luogo e spazio.
Al contrario, nelle PMI, lo Smart Working è passato dal 53% al 48% delle imprese, in media per circa 4,5 giorni al mese.
La cultura organizzativa che privilegia il controllo e percepisce lo Smart Working come una soluzione di emergenza resta il freno per un reale cambiamento.
Anche nella PA si registra un rallentamento dal 67% al 57% degli Enti, con in media 8 giorni di lavoro da remoto al mese. In questo caso a pesare sono soprattutto le disposizioni del precedente Governo che hanno spinto il ritorno della prestazione di lavoro in presenza, ma per il futuro si prevede un nuovo aumento.
I dati raccolti in merito agli obiettivi dello smart working vedono ai primi posti sia per Grandi Imprese che per PA: 1, Miglioramento del benessere e dell’engagement; 2, Miglioramento del work-life balance; 3, il Miglioramento nella capacità di attrarre e trattenere talenti non è invece sentito dalla PA che è più focalizzata su: Cultura orientata al raggiungimento dei risultati e Miglioramento della produttività che sono al 4° e 5° posto tra gli obiettivi delle Grandi Imprese.
Risultati della ricerca OSW22: il punto di vista dei lavoratori.
Il punto di vista dei lavoratori è stato sintetizzato da Dora Caronia Angitta, Ricercatrice Junior di OSW.
Le trasformazioni degli ultimi hanno hanno reso necessaria una profilazione dei lavoratori in base alle modalità di lavoro: On-site Worker, che lavorano sempre presso la sede; Remote Non Smart, che lavorano da remoto ma non hanno flessibilità e non vengono valutati per i risultati; Smart Worker, che lavorano da remoto, hanno altre forme di flessibilità e sono orientati ai risultati.
E’ interessante notare che l’impatto di benessere e di engagement è molto diverso nei tre profili e che gli smart worker sono la categoria con le percentuali di benessere più elevate rispetto agli altri profili.
Tecnostress e Overworking sono i pericoli maggiori riscontrati dai lavoratori, anche se con livelli diversi in base ai profili: più sentiti dagli smart worker e molto meno percepiti dai lavoratori remote non smart.
Nonostante queste criticità, il 98% degli Smart Worker vorrebbe lavorare da remoto ache in futuro ( 87% remote non smart e 66% on-site worker).
La necessità di nuovi spazi di lavoro.
L’esperienza forzata del lavoro da remoto durante la pandemia e la volontà di favorire il rientro, anche se parziale, delle persone in ufficio ha accresciuto nelle organizzazioni la consapevolezza di dover ripensare gli spazi di lavoro per creare ambienti che motivino e diano un senso al lavoro in ufficio, supportando in modo efficace le attività che più si prestano a essere svolte in sede.
Il 52% delle grandi imprese, il 30 % delle PMI e il 25% della PA ha già effettuato degli interventi di modifica degli ambienti o lo sta facendo in questi mesi.
Queste iniziative di refurbishment degli spazi ufficio sono in fase di valutazione o previste nel 26% delle grandi imprese, nel 21% delle PA e nel 14% delle PMI.
Poiché il 68% delle grandi imprese e il 45% delle PA, ha incontrato resistenze da parte delle persone a tornare in ufficio, nuovi concetti di workplace sono fondamentali per favorire il rientro.
L’evoluzione futura dei modelli di Smart Working prevede sostanzialmente lo stesso numero di giorni da remoto di quelli attuali: 9/11 giorni al mese. Ma si prevedono nuovi modelli di workplace con “spazi identitari” e finalizzati a favorire la collaborazione e l’interazione prima ancora che il lavoro individuale, oltre a una maggiore diffusione e di sedi sul territorio anche con l’utilizzo di ambienti terzi come business center e spazi coworking.
Le tavole rotonde: l’ufficio è un evento non un luogo.
Le tavole rotonde che si sono alternate alla presentazione dei risultati hanno coinvolto i partner della ricerca offrendo spunti avvincenti e parole chiave per l’innovazione e percorsi smart nate dall’esperienza concreta.
Tutti concordano che lo Smart Working è un processo “sartoriale” che deve tenere conto anche delle esigenze del singolo e deve essere gestito dal HR manager, oltre che dall’IT. Non esiste un unico modello valido e per tracciare i processi e valutare miglioramenti ed engagement servono protocolli sul benessere e sondaggi costanti.
Per creare nuovi workplace con identità Phygiwork è necessario intervenire sui luoghi fisici attraverso il digitale. La tecnologia offre strumenti per tracciare le attività, permette di avere informazioni su come si lavora e quindi anche di ottimizzare e rendere più attraenti gli spazi.
Gli strumenti tecnologici offerti ai lavoratori devono saper dare informazione e anche entertainment perchè “il lavoro deve essere divertente”.
Il significato dell’ufficio oggi è la collaborazione, per questo il workplace deve essere sempre più indentitario e finalizzato a contribuire al benessere e al raggiungimento dei risultati.
Il workplace deve anche offrire spazi di formazione per crescere insieme, come persone e come azienda, arricchendo l’offerta con iniziative culturali.
L’inclusività è un altro obiettivo condiviso cui lo smart working può contribuire.
Si sente l’esigenza di recuperare la dimensione collettiva del lavoro, di lavorare insieme in un “clima di gentilezza, di serenità e inclusivo”.
Queste sono le leve perchè le persone si sentano naturalmente disposte a tornare in ufficio, e sempre più importante è la employee experience. Ai dipendenti va riservata la stessa cura dedicata ai clienti, employees e customer experience si fondono.
Smart Working Award.
A fine convegno, sono stati assegnati gli Smart Working Award 2022, il riconoscimento dell’Osservatorio alle organizzazioni che si sono distinte per capacità di innovare le modalità di lavoro grazie ai loro progetti di Smart Working.
Baker Hughes è il vincitore dello “Smart Working Award 2022” fra le grandi imprese, Storeis ritira il premio fra le PMI, la Presidenza del Consiglio dei Ministri riceve il riconoscimento nella categoria PA.
Il racconto appassionato delle iniziative di smart working intraprese da Storeis ha affascinato la platea che ha gratificato con un ulteriore Premio del Pubblico questa organizzazione positiva alla quale dedicheremo presto un articolo su WOW.
L’edizione 2022 dell’Osservatorio Smart Working è realizzata con il supporto di: Cisco, Citrix, BVA-Doxa, DXC Technology Italia, GZoom, Il Prisma, Jabra, JLL, Lenovo, Microsoft, New Tech Consulting, Phygiwork, Progetto CMR, Ricoh, Sedus, Servicenow, VoipVoice, Workhera, Zoom; BIP, Fedespedi, Jointly, Logitech, Poly; ValoreD
e con il patrocinio di Unimpresa e WOW Webmagazine.
Testo a cura di Renata Sias