
L’ultimo biennio ha decisamente disorientato il settore arredo ufficio, comparto che nel complesso ha troppo a lungo sottovalutato le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro e, forse poco convinto che davvero si potesse lavorare anche fuori da un ufficio, si è fatto cogliere impreparato di fronte all’accelerazione imposta dalla pandemia e da uno smart working che si è imposto da un giorno all’altro per tutti.
Come se non bastasse, il luogo di lavoro deve poter accogliere una varietà di generazioni e generi con esigenze che non sempre coincidono.
In attesa di conoscere le proposte che saranno presentate a Orgatec, riassumiamo di seguito le recenti tendenze e le proposte presentate all’ultimo Salone del Mobile di Milano e Milano Design Week.
Il mondo del lavoro sta cercando un nuovo equilibrio. Le compagnie che già non avevano applicato le nuove modalità di lavoro ibrido si stanno riorganizzando e nella quasi totalità stanno anche ripensando i propri spazi di lavoro secondo nuovi criteri e applicando i concetti già conosciuti dell’activity based working anche arricchiti da diverse varianti.
Non si sono fatte cogliere alla sprovvista le aziende produttrici di arredi per ufficio che già in era pre-pandemica avevano svolto ricerche, analizzato i nuovi bisogni emergenti e costituito team per soluzioni innovative di office design.
Ne sono un esempio soluzioni di arredo lanciate già in fase pandemica “capaci di anticipare l’imprevedibilità del futuro” come OE1 di Herman Miller; concepiti come ecosistemi e dotati di ruote come se:lab di Sedus; o approcci articolati come Italian Smart Office di Estel.
Più recenti invece la collezione Principles di OMA per Unifor e Nucleo di Monica Graffeo per Martex, lanciate durante il Salone.

Collezioni di arredo diverse tra loro che hanno però in comune – oltre al buon design- la flessibilità e riconfigurabilità estrema, la capacità di creare con la massima facilità set diversi per attività diverse e l’ampia gamma di elementi per equipaggiare ogni area del workplace, dalla scrivania alle varie ambientazioni per le aree in-between o collaborative che sono diventate il vero cuore dell’ufficio ibrido.
Poiché privacy e comfort acustico restano delle priorità, continua la richiesta di Office Pod -in versione phone booth o meeting room. Quelli più recenti assumono un’immagine più domestica e naturale grazie alle strutture in legno, perfettamente in linea con il desiderio di natura e il design biofilico sempre più integrato nel progetto dei workplace.
Ne è un esempio Green Box di Universal Selecta.
Alla richiesta di creare oasi di intimità senza delimitare spazi chiusi, risponde la poltrona cocoon -una soluzione sul mercato già da diversi anni- che continua a ispirare nuovi prodotti come per esempio Be-On di Segis, componibile con diverse dimensioni di sedute, schienali e pannelli per accogliere una o più persone.

Una privacy senza partizioni è anche quello che propone Arcadia di Spacestor design Gensler Architects, un kit costituito da cinque blocchi geometrici –archi e nicchie– rivestiti in tessuto, ispirate alle forme architettoniche classiche da utilizzare come un gioco di costruzioni gigante per creare un nuovo landscape office dalle forme organiche.
Il benessere e il comfort acustico stimolano anche sperimentazioni avanzate come quelle di Caimi che utilizzando le tecnologie Snowsound, in collaborazione con noti designer, ha messo a punto diverse collezioni di imbottiti capaci di assorbire i rumori ambientali e di schermare l’inquinamento elettromagnetico.
Sperimentazione e riduzione del rumore sono anche alla base di uno dei progetti premiati dal Lexus Award 2022: Sound Eclipse dei giovani designer russi Kristil & Stamina, uno strumento da posizionare vicino alla finestra per cancellare il rumore proveniente dall’esterno.

Anche i sistemi modulari di sedute lounge si compongono come costruzioni per configurazioni diversificate e per crescere all’infinito.

Per esempio Parterre, di Cristina Celestino per Quinti, i moduli, uniti ad incastro si snodano in maniera organica componendo geometrie ornamentali.

Sempre più prolifico è il filone Home Office: postazioni funzionali dall’immagine domestica e di piccole dimensioni, ce ne sono per ogni gusto ed esigenza: è raffinata e iconica Franny & Zoey disegnata da Elisa Ossino per Dieffebi; algida e spigolosa quella in cristallo di Glas Italia; minimal e total black quella di Yomei; leziosa e sensuale quella di Presotto; radicale quella di HMC in legno grezzo da appoggiare alla parete.
Infine -anche se sembra essere stata surclassata dagli “arredi collaborativi”- sopravvive anche la scrivania… in versione sit stand, iper-tecnologica e dalle linee solide e come quella componibile a cluster di IOC oppure iper-semplice, sottile, ed estensibile, più tavolo che postazione di lavoro, come Extendable Squid di S.Cab, design Radice Orlandini, rigorosamente geometrica; oppure dalle linee curve e sinuose come la evanescente Nuvola di Mario Cucinella per Officine Tamborrino.
Parole chiave che fanno da comune denominatore a queste proposte sono la sostenibilità (speriamo non si tratti solo di green washing) e il benessere delle persone, in qualunque luogo esse lavorino.

Foto in apertura: Arcadia di Spacestor design Gensler Architects