
Che lo spazio sia catalizzatore di una sana combustione creativa e non distruttiva! Questa è la sfida del design contemporaneo: creare un ufficio anti-burnout capace di stimolare, coinvolgere e ispirare contro l’esaurimento emozionale, e pensato per rimodellarsi in base alle esigenze di ognuno, una casa dove riconoscersi e non dove spersonalizzarsi e alienarsi.
La parola “benessere” ha ormai invaso da tempo le agende degli HR manager, mettendo in moto una serie di innovazioni negli ambienti di lavoro che hanno portato l’azienda a cambiare “genere”, trasformando la severità e serietà di un’azienda padre, in un’azienda mamma capace di prendersi cura dei suoi dipendenti, anche dal punto di vista emozionale e fisico.
Quando, però, si pone il focus sull’incorporazione di ciò che costituisce l’opposto del benessere “la sindrome da burnout”, si evidenzia chiaramente come sia lo spazio e la progettazione dalla user experience dei suoi utenti che fa davvero la differenza.

Movimento.
Se come abbiamo detto nel primo di questi tre articoli dedicati a comprendere cosa sia e come combattere il burnout in azienda, abbiamo sottolineato come l’auto-efficacia sia l’abilità emozionale chiave, questa si riflette nello spazio nella necessità di autonomia dell’utilizzo dello spazio.
Se è impossibile creare soluzioni standard che vengano incontro alle esigenze di tutti, la prima massima è lasciar vivere lo spazio in base alle esigenze di ognuno.

Oltre a considerare la flessibilità dei singoli ambienti nel trasformarsi in base alle esigenze dell’utente, in fase progettuale, alcune scelte favoriscono la “workplace autonomy”. La prima, ad esempio, è quella dei processi di co-design che coinvolgono i dipendenti. La seconda è quella di “self-learning workplace”: uno spazio dove gli elementi sono disposti e continuamente ridisposti in base al monitoraggio costante dei movimenti e abitudini della vita quotidiana di lavoro, attraverso le opportunità offerte dall’IoT.

Infine postazioni sit-stand, una piccola sala palestra, o anche la creazione di dinamiche di lavoro che favoriscono un nomadismo controllato all’interno dell’ufficio, possono essere la chiave spaziale per incoraggiare un atteggiamento responsabile verso il proprio benessere fisico attraverso un costante movimento del corpo.

Stimolo.
Nell’articolo in cui abbiamo affrontato la responsabilità dei manager legata al tema del burnout in azienda, abbiamo parlato di concetti come engagement, work-life balance, diritto alla disconnessione durante le pause lavorative, comunicazione e trasparenza. Tutti questi processi risultano impossibili in un ambiente che non dia anche ai manager la possibilità di muoversi in questo senso. Dopo una prima esplosione degli open space e del desk sharing simbolo dell’organizzazione orizzontale, si è passati ad un moltiplicarsi dei cosiddetti Third Space, (aree relax, in-between, ristoranti aziendali, aree break), segno della volontà di fare dell’incontrosit-stand informale il motore creativo e produttore dell’azienda.
Oggi la sfida è creare un ufficio stimolante: colori, luci, scritte, materiali e, soprattutto, IoT sono la chiave per un ufficio dove l’esperienza dell’ambiente coinvolge l’individuo a 360°.

Comfort.
Diverse ricerche in ambito accademico e studi condotti sul campo in aziende che hanno modernizzato i loro spazi hanno dimostrato l’efficacia di alcune soluzioni che si sono affermate negli ultimi anni. Da ciò, riassumiamo, per concludere, una serie di caratteristiche che un moderno ufficio deve avere.
- Design biofilico
- Bilanciamento aree interne ed esterne.
- Centralità nel progetto delle aree comuni
- Controllo dell’inquinamento acustico.
- Buona illuminazione in grado di favorire l’utilizzo della luce naturale.
- Controllo della temperatura e comfort ambientale.
- Qualità dell’aria.
Testo di Gabriele Masi.
Foto
In Copertina, ConTe, Great Place To Work 2017.
